Testimonianze celate

Roma è ancora oggi una città da scoprire. Non solo nel centro storico, non solo in profondità

Basta allungare lo sguardo, per esempio, verso la periferia nord della capitale per scoprire monumenti di livello artistico e architettonico tale che avrebbero potuto benissimo trovarsi nell’Urbe propriamente detta. Strutture che ad oggi, rischiano di venire danneggiate dall’incuria dell’uomo più che dall’impietoso scorrere del tempo.

Tutti conoscono la via Flaminia, ma forse non tutti sanno che un bel tratto di questa antica via consolare rimane conservato nei pressi della stazione Grotta Rossa della ferrovia Roma-Montebello.

Portato alla luce circa 25 anni fa, il sito ci restituisce un tratto dell’arteria, due tombe ( una a torre e una a tumulo databili al I-II secolo d.C), una vasca non meglio specificata e dei cippi miliari.

L’intera area venne “ripulita” mettendo nettamente in risalto il basolato e la vasca. Oggi l’incuria ha fatto sì che questo luogo sia ricoperto da erbaccia e sterpaglie, che delle piante siano nate sui monumenti, arrecando danni alla stabilità della struttura e che addirittura vi si facciano pascolare armenti. Scene da quadro bucolico del XVIII secolo che proiettate nel XXI appaiono come segno di trascuratezza e abbandono.

Altri due importanti sepolcri sono la tomba dei Nasoni e quella di Fadilla ( presso Grotta Rossa, all’interno dei Casali Molinaro ) entrambe del II secolo d.C. Le due costruzioni si presentano ricavate all’interno di un blocco di tufo, con una facciata che allora dovette essere a mo’ di tempio, monumentale. Bellissimi affreschi con scene mitologiche nella prima e con raffigurazioni di putti e pavoni nella seconda, decorano le nicchie scavate nella nuda roccia e rivestita da intonaco. Delle due, quella che ha subito più danni dall’uomo è la tomba dei Nasoni. Scoperta nel XVII secolo, a causa delle attività estrattive che si tenevano nella zona (lungo la Via Flaminia Nuova, all’altezza dell’incrocio con Viale Tor di Quinto, dove si trova il monumento), venne sistematicamente devastata, non essendo oggi che una pallida testimonianza di ciò che dovette essere un tempo. L’edificio si trova affianco ad uno dei mulini più grandi d’Europa, il cui destino fu segnato alcuni anni fa quando si decise di smantellarlo per erigere un albergo. Ma non si sa se siano state prese misure di sicurezza per salvaguardare il sito oppure no.  Come non citare poi la tomba del generale Macrino ( seconda metà del II secolo d.C.), intimo amico dell’imperatore Marco Aurelio, di recente scoperta nei pressa della stazione ferroviaria di Due Ponti e che immediatamente creò scalpore per via di voci che volevano ricondurre la figura di Macrino al personaggio,frutto di mera fantasia, di Massimo Decimo Meridio, protagonista de Il Gladiatore.

Molte altre sono le testimonianze archeologiche della zona, fino ad arrivare all’area di Labaro-Prima-Porta con le vestigia della regale residenza di Livia, moglie di Augusto e madre dell’imperatore Tiberio e luogo in cui alla metà del XIX secolo venne rinvenuta la monumentale statua di Augusto, oggi famosa in tutto il mondo come l’ “Augusto di Prima-Porta”. Senza contare che la zona di Labaro e Saxa Rubra vide le fasi centrali dello scontro tra l’esercito di Costantino e le truppe di Massenzio nel 312 d.C. ( di cui quest’anno ricorreranno i 1700 anni), epocale, in quanto il trionfo di Costantino significò di lì a poco anche quello del Cristianesimo. Monumenti che permeano di storia, arte e architettura, monumenti da difendere, monumenti da valorizzare per restituire loro anche solamente un minimo dell’importanza e visibilità che ebbero un tempo, quando maestosi sovrastavano i viandanti che percorrevano la Via Flaminia.

 di Fabio Scatolini
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