Missione troppo facile

Questa per gli alleati era la missione del bombardamento su Roma. Una missione crosspoint, punto croce, neanche fosse un lavoro di cucito.

Chissà perché la memoria lo ricorda per il bombardamento di San Lorenzo… Mai, o quasi mai, per il bombardamento di Roma. Come se questo quartiere fosse esterno alla città. Forse perché i romani erano convinti che la presenza del Vaticano tenesse lontana la guerra dalla città eterna. La tenesse a margine del centro della cristianità. Si, ma a margine quanto? Solo alcuni quartieri separavano San Lorenzo da San Pietro. E a San Lorenzo ci viveva il popolo, ci vivevano le famiglie dei ferrovieri, che lavoravano nello scalo ferroviario. Quello stesso scalo distrutto dalle bombe.

Era un giorno come tanti altri di quel mese caldo del luglio 1943. Era un giorno qualunque, fino a che divenne il 19 di luglio del 1943.

La data fu impressa di colpo, più che sui libri di storia, nella memoria dei romani. A far capire la diversità di quel giorno, era il rumore cupo e sinistro, che entrava nel cervello, dei motori dei bombardieri americani che in formazione stavano arrivando su Roma…

Ma di che preoccuparsi, Roma non verrà mai bombardata… dicevano tutti. Non lo dicevano gli americani, che da giorni lanciavano volantini sulla città annunciando un imminente bombardamento. Anzi il regime faceva addirittura arrestare chi era in possesso di questi fogliettini accusandolo di disfattismo.

Da un lato gli americani avvisavano di abbandonare i luoghi in prossimità di obiettivi strategici. Dall’altro il regime faceva arrestare chiunque lo avesse fatto. E in mezzo, come sempre si trovavano i più deboli… I cittadini di Roma. C‘erano i bambini, le donne, gli anziani e i giovani. C‘erano tre generazioni di esseri umani e nessuno se ne preoccupava.

Quel giorno i dubbi diventarono certezze quando il rombo dei motori divenne così assordante da far capire che non era un semplice passaggio, ma era l’avverarsi di un funesto presagio: era l‘inizio di un bombardamento.

Il capo squadriglia delle fortezze volanti, gracchiava gli ordini nelle cuffie di piloti e navigatori. Alle ore 11.02 ordinò ai puntatori di sganciare le bombe. E Roma si fermò, San Lorenzo si fermò. Il sibilo della morte che arrivava era qualcosa di mostruoso… Solo chi l‘ha sentito sa cosa significa. Perché non sai, se dopo quel sibilo continuerai a sentirne un altro o se cesserai di sentire per sempre. Se morirai oppure no.

Ma dove erano i gerarchi? Quelli che dicevano di non preoccuparsi. Sotto le bombe era rimasta solo la gente comune.

Le fortezze volanti si sentivano ma non si vedevano, Erano in quota, venti angeli su Roma. Un angelo nel gergo dei piloti corrispondeva a 300 metri di altezza. Venti facevano 6000 metri, troppi per vedere chi vuole la tua morte.

Alla fine come sempre si contarono i danni, si contarono i feriti e si contarono i morti.

L‘odore della terra, dei calcinacci, della polvere da sparo, l’odore della morte e le grida della povera gente, rimarranno per sempre nella memoria di chi ha visto e vissuto quegli attimi.

Lo scalo distrutto, circa 11000 feriti e 3000 vittime. Altro che bombardamento chirurgico. altro che missione Too Easy, come dicevano i piloti “troppo facile”… Cosa avrà pensato il puntatore di quella fortezza volante, che fu il primo a sganciare. Si chiamava Owen Gibson e il suo aereo, Lucky Lady, “signora fortunata”. Che beffa chiamare a quel modo il dispensatore di morte. Da venti angeli, non si riesce a vedere quelli che stanno a terra, non si riesce a vedere quanti ne vengono uccisi con una sola bomba e quel giorno ne furono sganciate a decine.

Non si vedono i loro occhi, i loro volti, non sai chi sono. E non pensi a quanti ne ucciderai con il tuo dito su quel pulsante di sgancio. Forse non lo pensava nemmeno Gibson. Nella sua mente c’era solo il pensiero di rientrare incolume alla base. Sdraiarsi sul suo lettino in attesa della prossima missione… Senza rimorsi. È la guerra.

Il Papa, al contrario dei gerarchi, che si eclissarono, si recò sul posto ridotto in macerie. Pio XII, Papa Pacelli andò in mezzo alla gente, in mezzo alla povera gente. tanti altri accorsero sul posto. Carabinieri, Vigili del Fuoco medici e infermieri. Ma soprattutto accorse la gente comune da tutte le zone di Roma. Non era stato colpito solo San Lorenzo, era stata colpita nell‘orgoglio tutta Roma. Quei piloti definirono il raid su Roma col nome usato per le missioni tranquille “milk run“, la corsa del latte. L‘itinerario del lattaio la mattina per consegnare le bottiglie di latte porta in porta. Non esistono bombardamenti tattici esistono i bombardamenti. E come noto quando si bombarda, qualcuno muore e quasi sempre la vittima è un’innocente.

di Fabio Scatolini

 

Print Friendly, PDF & Email