Il Natale sbagliato del piccolo Felipe

Quando muore Felipe, che ha solo otto anni, mancano dieci minuti alla mezzanotte del 25 dicembre. E’ Natale, è il momento di mettere la statuetta del Bambin Gesù nella culla del presepe, di celebrare una vita di che si accende. Piangere una vita che si spegne nel bel mezzo della Notte Santa sembra persino un errore. Come se a Felipe fosse toccato un Natale sbagliato.
Nato in Guatemala, Felipe a dicembre viene arrestato insieme a suo padre per aver illegalmente attraversato il confine messicano (ma si può arrestare un bambino di otto anni?) Spostato da un centro di detenzione all’altro, malato, non curato, non sopravvive. Di Felipe abbiamo il nome, l’età, un pezzo di storia: sappiamo dove è nato e come è morto, e dove: su una linea di confine. Di tanti altri bambini non conosciamo neanche il nome. Non possiamo contare quanti come lui siano morti sul confine messicano, né quanti neonati siano affogati nelle acque del Mediterraneo. Non abbiamo il conto di chissà quanti Natali sbagliati.
Se però spostiamo lo sguardo oltre il presepe di statuette serenamente immobili, oltre il tetto della capanna, oltre le montagne di cartapesta.
Se ci prendiamo un minuto per sbucciare dalle mille tradizioni il Natale e leggere nudo e crudo il racconto della natività così come l’ha scritto l’evangelista Matteo.
Se possiamo immaginare la festa ormai finita, spenta la cometa dell’Epifania, spenti i fuochi della Giudea, spenti i cori angelici e l’armonia, spenti i bivacchi dei Re Magi ormai partiti alla volta di casa.
Se superiamo le prime righe di annunci e prodigi e arriviamo al punto in cui la storia si tinge di sangue innocente, possiamo leggere di come – partito Gesù- a Betlemme restano a morire per mano di Erode tutti i bambini sotto i due anni, perché insieme ad essi muoia anche quel bambino che i Magi hanno adorato come nuovo Re dei Giudei. Una strage, la strage degli innocenti.
Nessun Natale, nemmeno il primo, ha avuto un lieto fine. Le minacce contro la vita dei bambini, che non sono mai venute meno, oggi hanno raggiunto dimensioni enormi: lo sfruttamento incontrollato del pianeta, la guerra, la migrazione, la fame; i bambini dei Natali sbagliati muoiono sempre, muoiono ancora, per una linea immaginaria di confine, per un complicato gioco di potere, per sete di soldi, per odio insensato, per colpevole indiffereza. La strage dell’innocenza amaramente prosegue. Cambia il mondo, l’uomo no.

di Daniela Baroncini

Print Friendly, PDF & Email