Uguaglianza sociale e salario universale

“I muri, i fili spinati, le frontiere fortificate non sono solo disumani, ma anche inutili. Il corso della storia non lo si può fermare ma lo si può certo governare, e governare, in questo caso, significa appunto cominciare a ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie, gli squilibri sociali e climatici, facendo in modo che ogni persona, a ogni latitudine, possa vivere una vita libera e dignitosa: lavorare, abitare, aver garantita un’istruzione e un’assistenza sanitaria.

Solo così la migrazione può essere contenuta in limiti fisiologici, smettere di essere un disperato esodo che nessun muro o legge potrà mai fermare”. Così don Ciotti nel suo libro “Per un nuovo umanesimo” scritto con il filosofo Vittorio Alberti. Tutto coincide con la proposta di Papa Francesco di un salario universale. Garantendo un reddito minimo globale si eliminano molte differenze e disuguaglianze se a questo viene aggiunta la sanità e la scuola. Risposte globali per un mondo globalizzato, in grado di generare quel vincolo di fratellanza necessario affinché le risorse siano redistribuite in modo equo, cancellando la fame che colpisce i tre quarti dell’umanità. Il vicolo di fratellanza genera anche la pace, come primo risultato di un nuovo modo di affrontare le relazioni tra persone. L’eliminazione della guerra significa non produrre più armi che assorbono più della metà delle risorse mondiali. Significa riconvertire alla pace gli strumenti di guerra, i carri armati in trattori, i cannoni in aratri, le bombe in pagnotte di pane, le portaerei in scuole e ospedali e così via fino al disarmo totale. Si può fare. Possiamo farlo. Eliminare la disuguaglianza per costruire la pace e aggiungo, costruire i forni del pane.

Ritornando a don Ciotti “per governare fenomeni globali occorrono risposte globali, con buona pace della retorica sovranità e delle sue allarmanti derive nazionaliste, fasciste e razziste. C’è chi afferma che questa risposta globale sia un’utopia dettata dal buonismo”. Ma allora, si interroga il fondatore di Libera, era buonismo anche quello che ha ispirato la Dichiarazione universale dei Diritti Umani e la nostra Costituzione nel 1948 o la Convenzione di Ginevra sui rifugiati nel 1951. Dichiarazioni scritte che hanno inteso archiviare una stagione di barbarie e di oppressione inaugurandone una di libertà e di democrazia. Se questa è utopia, viva l’utopia, altrimenti l’alternativa è la guerra, esito inevitabile, insegna la storia, degli egoismi degli Stati-nazione. In questa utopia realizzabile, la proposta di Papa Bergoglio è la chiave della praticabilità del percorso utopico del salario universale e del pane, come nutrimento non solo corporeo ma anche scolastico e sanitario. Uno dei primi passi da compiere è quello di organizzare movimenti globali che rilancino parole d’ordine globali.

Solo con il movimento studentesco, con l’organizzazione delle donne e dei lavoratori in un unico movimento mondiale, si possono creare i presupposti per la realizzazione di una società libera e eguale che fondi la sua etica sulla fratellanza e la sua morale sulla redistribuzione equa delle risorse nel rispetto dell’ambiente. Una società diversa, senza il neoliberismo, senza il mercato della finanza, senza tutto ciò che impoverisce l’umanità e costruisce muri divisori. Senza ricchezza ci sarà un mondo senza poveri, con una umanità che vive in “sorellanza”.

di Claudio Caldarelli

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