Alaa Saleh, la donna che sfida le armi con il canto

Nel Sudan che pochi conoscono, dopo un’escalation di proteste che si protraggono da dicembre contro l’ormai ex presidente Omar al-Bashir, spietato dittatore al potere da trent’anni, c’è una donna che ha osato… Una donna tra tante, una donna tra tutte.
A Khartoum tutti gli occhi sono puntati su di lei. E lei si chiama Alaa Saleh, lunghi capelli corvini nascosti dal velo, tunica bianca e pendenti d’oro, Alaa è diventata la ragazza simbolo delle proteste in Sudan. Ha appena 22 anni, studentessa di architettura, è stata soprannominata “Kandara”, la regina nubiana che governava gran parte dell’attuale Sudan moderno più di tremila anni fa. Immortalata in un video che ha fatto il giro del mondo, è diventata l’ultima speranza per il popolo sudanese.

La vediamo fiera e combattiva sul tetto di un’automobile, in grado di trasmettere la sua energia, il suo sogno di cambiamento, la sua fiducia nel futuro. Canta Alaa, canta la rinascita del suo paese e la sua voce è melodia che tocca le corde dell’anima, è un’onda che si propaga come vento caldo sulla folla, che la guarda, balla al ritmo della sua voce, si fomenta di vitalità, di sensazioni ed emozioni mai provate prima, di entusiasmo, grinta, fiducia, coraggio, fervore. Un nugolo di persone la segue al grido di “Thowra” che in arabo vuol dire rivoluzione e tra le foto scattate ce n’è una in particolare che la ritrae su quell’auto, a sovrastare la folla, avvolta nella sua tunica bianca, con la mano alzata, come una nuova Statua della Libertà.

Una parte di quel canto, che io definisco un verso poetico dice: “Il proiettile non uccide. Ciò che uccide è il silenzio delle persone”.

E lei quel silenzio non lo vuole, perché nel silenzio si fa spazio l’ingiustizia, i soprusi, la repressione, la sopraffazione, la prepotenza. Lei incita il popolo a parlare, gridare, cantare mentre guida le proteste anti-governative nella capitale, con il sorriso sulle labbra e quel coraggio che le fa brillare gli occhi, quell’audacia che smuove le masse prigioniere di antichi silenzi e paure. Una sola donna, una tra tante, una tra tutte ha permesso al mondo intero di conoscere la rivoluzione in Sudan sorvolando il muro di una delle dittature più lunghe, feroci e tra le più “disconosciute” dai media internazionali.

Guardatelo quel video, ha fatto il giro del mondo. Osservate la folla, soffermatevi sui loro volti, stanchi ma mai vinti, contemplate quella ritrovata felicità che regala loro la certezza o l’illusione di scoprire la libertà, in un Sudan migliore e ancora, in un mondo migliore che non li lasci allo sbaraglio, da soli contro “il male”. Immedesimatevi in loro, indossate l’abito bianco di Alaa e per un attimo siate lei. Sentirete voi stessi quella forza che viene da dentro, quel coraggio così contagioso che non è rabbia ma pacifica voglia di un vero cambiamento, in cui crede fermamente e per cui lotta mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
Guardatelo quel video, ha fatto il giro del mondo. Se non è entrato nelle vostre case, cercatelo quel canto e fatelo vostro.

di Stefania Lastoria