Com’era verde la mia valle
L’anno nuovo è cominciato così (e non è cominciato bene per la verde Tuscia): il 5 di gennaio la società statale SOGIN, responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, con l’ok dei ministeri di Ambiente Sviluppo economico ha pubblicato la mappa dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il Deposito nazionale delle scorie nucleari, un sito unico nazionale dove ospitare tutti i rifiuti radiologici (passati presenti e futuri) dell’Italia: le scorie degli impianti nucleari al momento sparse in tutta la nazione, più quelle attualmente parcheggiate all’estero, più tutti i rifiuti radioattivi di origine medico-ospedaliera, quelli derivati dalle elettroproduzioni e quelli utilizzati dalla ricerca. Per la maggior parte si tratta di scorie a bassa e media attività che diventeranno inerti nel breve giro di 300 anni. Il deposito dovrà però contenere “temporaneamente” anche rifiuti ad attività medio alta, quelli cioè che perderanno la radioattività nel giro di migliaia di anni.
Citiamo pochi numeri, ma indicativi: 78 mila metri cubi di deposito, 150 ettari di superficie pari a 200 campi da calcio, 90 costruzioni ( scatole di cemento armato costruite una dentro l’altra), 4 anni di cantiere, un investimento stimato in 900 milioni di euro, 4mila posti di lavoro previsti. Un’impresa colossale, soldi a palate.
Dove sarà costruito il deposito nazionale italiano?
La Sogin ha individuato 67 siti che teoricamente rispondono a numerosi criteri, tra i quali l’assenza di zone vulcaniche, l’assenza di sismicità elevata, l’altitudine inferiore ai 700 metri, l’assenza di risorse minerarie rilevanti. Tra i 12 siti classificati dalla Sogin “molto buoni” , 5 insistono nella regione Lazio. Due zone particolarmente indicate riguarderebbero il Viterbese: una interessa il quadrilatero compreso tra Montalto di Castro, Ischia di Castro, Tuscania e Tarquinia , l’altra comprende le terre di Soriano nel Cimino, Corchiano e Vignanello. Tutte zone ricche di tradizioni, di storia, di beni artistici e reperti archeologici, tutte zone a vocazione agricola, intendendo per “vocazione agricola” l’atavico legame con la terra di un’intera popolazione cresciuta a pane e vino di casa.
Chi è cresciuto in queste zone, che nella vita sia impiegato come geometra o idraulico, commercialista o segretaria, cuoco, medico o casalinga, fin da bambino impara che buona parte del suo tempo andrà speso per la terra, che dovrà spesso indossare gli abiti da campagna e dedicare intere giornate di ferie alla raccolta delle olive, a quella dell’uva e delle nocciole. Anche chi non è nato “contadino” ha acquisito in famiglia i saperi che la terra gli chiede: l’arte della potatura, della concimazione, dell’irrigazione, della raccolta e della lavorazione dei frutti dei campi, la capacità di guardare il cielo e cogliere l’anticipo o il ritardo di una stagione. Non c’è abitante di queste terre che non sappia quanto si può ricavare da un ettaro coltivato a nocciole, quanta fatica costi l’agricoltura biologica per ottenere un prodotto sempre più sano e di eccellenza, quanto sapore dia a una fetta di pane l’olio del proprio uliveto.
Che impatto potrà avere su questa gente un deposito di scorie nucleari? Che eredità lascerà fra trecento anni un intervento di questo tipo? Che destino avranno le coltivazioni di questi campi, le meraviglie dell’ambiente compromesse da un secolare sospetto di contaminazione? Questa popolazione così legata alle sue campagne, abituata a muoversi tra necropoli etrusche, evidenze artistiche e monumenti naturali, affacciata sui laghi vulcanici che specchiano tondi le nuvole in cielo, oasi verde prossima alla capitale, è in allarme. Si mettono in gioco amministratori e tecnici, si formano comitati, sindaci di maggioranza e consiglieri di opposizione sono al lavoro in ordine sparso. Scendono in campo comitati scientifici e associazioni. Avranno la forza di opporsi in fine tutti uniti alla creazione del sito di depositi nucleari o qualcuno sottobanco troverà il modo di vendere l’anima delle verdi vallate in cambio di una pioggia di denaro?