Cecilia Strada denuncerà chi ha diffuso notizie false sul conto di Gino Strada
Ad un mese di distanza dalla morte di Gino Strada avvenuta il 13 agosto, sua figlia, Cecilia Strada, il 15 settembre, ha reso pubblica la decisione di denunciare per diffamazione chi ha diffuso notizie false in rete sul conto di suo padre. Ma andiamo indietro di qualche giorno. È il 6 settembre quando al Festival di Dogliani, in un video pubblicato da Radio Radicale, Cecilia Strada, senza mezzi termini, diceva: “Un Gino Strada morto piace a tutti perché è un Gino che non parla, esattamente come piaceva a tutti quando curava i bambini. Allora se curi i bambini sei un angelo, se poi chiedi: perché questo bambino è saltato su una mina? Chi è che ha prodotto questa mina, chi è che ha sganciato la bomba che ha ammazzato questo bambino o che ha squartato questo bambino che io ho dovuto ricucire? Allora a quel punto Gino non era più simpatico”. Parole forti, una condanna durissima dell’ipocrisia. In tanti, però, non si sono fermati ad un atteggiamento ipocrita. Lo hanno calunniato, hanno diffuso notizie false, hanno tentato di screditarlo e diffamarlo. In questo tempo digitale, i canali social, con i loro rimbalzi, condivisioni e amplificazioni fino al definitivo distacco dalla realtà, sono stati il mezzo privilegiato dall’esercito della vigliaccheria.
E Cecilia Strada ha scelto di reagire. Utilizzando Facebook, una delle piattaforme social usata contro suo padre, ha scritto un lungo post, che riportiamo in maniera integrale:
“Avevo pensato di dare una serie di risposte collettive, informative ed educative. A tutte le bufale su mio padre, Gino Strada, che mi sono state segnalate nelle ultime settimane (dalla vaccata della residenza in Svizzera alla bufala sui soldati italiani a Mosul, passando ovviamente per gli anni ‘70, Katanga, Ramelli e diffamazioni varie che hanno già perso in un tribunale). Poi ho pensato che no, non ho il dovere di educare chi calunnia, Io sono responsabile di quello che faccio e dico, Gli altri devono fare lo stesso, anche quando inciampano in una bufala e anziché controllare -come faccio io prima di parlare- la fanno propria diffondendola. Io non ho il dovere di educare gli altri, e chi calunnia è l’unico responsabile delle proprie parole.
Questa settimana ho troppo da fare, ma settimana prossima prometto che trovo due ore per parlare con l’avvocata e arrivo, ragazzi, arrivo da tutti. Se avete condiviso bufale senza pensarci, vi consiglio di trovare anche voi due ore per la vostra avvocata, perché ho un sacco di voglia di finanziare soccorsi in mare con i vostri soldi.
E anche questo, in realtà, sarà educativo: insegnerà a un po’ di persone come si sta al mondo, che esistono le leggi, e che non si può diffamare a caso. Poi magari potete rivolgervi, per aiutarvi a pagare il risarcimento, a quelli che vi hanno riempito di bufale. Dubito vi aiuteranno, ma potete provare. Buona serata”.
Come in un girone dantesco, i calunniatori di Gino Strada avranno il loro contrappasso, la pena corrispondente alla colpa.
di Nicoletta Iommi