Disuguaglianza e disperazione
Moneta di scambio. Pedoni sulla scacchiera. Vittime delle rivalità politiche. È deplorevole il trattamento riservato a migliaia di migranti oggi nel mondo. La mancanza basilare di rispetto umano alle frontiere nazionali ci sminuisce nella nostra umanità. Le parole di Papa Francesco pesano come montagne sulle coscienze dei governanti, dei politici e dei cattolici d’Europa. Parole accorate pronunciate all’Angelus di domenica e ripetute nel messaggio inviato per i 70 anni dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) di cui il Vaticano fa parte. Il Pontefice invita a un esame di coscienza collettivo: come si possono sfruttare la sofferenza e la disperazione per portare avanti o difendere programmi politici? Come possono prevalere le considerazioni politiche quando è in gioco la dignità della persona umana?
Esorta la comunità internazionale ad affrontare con urgenza le condizioni che danno origine alla migrazione irregolare, rendendo così la migrazione una scelta consapevole piuttosto che una necessità disperata.
“La maggior parte delle persone che possono vivere decentemente nei loro Paesi d’origine non si sentirebbero costrette a migrare in modo irregolare, sono necessari sforzi per creare migliori condizioni economiche e sociali in modo che la migrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana”. Il Papa va diretto alla questione, non ci gira intorno. Non usa un linguaggio politico incomprensibile.
Papa Francesco parla chiaro in modo che tutti possano capire, chiede non solo un cambio di politica, ma un cambio di paradigma nell’approccio dell’intero fenomeno migratorio: “Non è solo una storia di migranti ma di disuguaglianze, disperazione, degrado ambientale, cambiamento climatico, di studio all’estero, di ricongiungimento familiare, di nuove opportunità, di sicurezza e di lavoro duro ma dignitoso”.
Papa Francesco è molto fermo nel suo messaggio: “Al di là degli aspetti politici e giuridici delle situazioni irregolari, non dobbiamo mai perdere di vista il volto umano della migrazione e il fatto che, al di sopra delle divisioni geografiche delle frontiere, facciamo parte di un’unica famiglia umana”. In pratica ribadisce, per chi ancora non lo vuol capire, che siamo tutti fratelli. Siamo tutte sorelle. Siamo una grande famiglia universale. “Il dibattito sulla migrazione non riguarda realmente i migranti, non si tratta solo di migranti. Si tratta piuttosto di tutti noi, del passato, del presente e del futuro delle nostre società.
Non dobbiamo sorprenderci del numero di migranti, ma incontrarli tuti come persone, vedendo i loro volti e ascoltando le loro storie, cercando di rispondere al meglio alle loro situazioni personali e familiari uniche. Questa risposta richiede molta sensibilità umana, giustizia e fraternità”. Le parole di Francesco, colpiscono il cuore, aprono strade a nuovi sentimenti fino ad ora addormentati, permettono di essere migliori nel comprendere che l’accoglienza del fratello e l’accoglienza del nostro Dio, di qualsiasi religione o filosofia. Accogliere per essere. Siamo fratelli tutti, ancora di più alle frontiere e sui confini d’Europa.
di Claudio Caldarelli