RICORDIAMO IL 25 APRILE
Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) proclama l’insurrezione, ma gli scontri sono già iniziati il giorno precedente, che consentirà di liberare la città dalla presenza dei nazifascisti nella giornata del 28 e, quandole truppe alleate entreranno a Milano, il 29, la troverannosotto il controllo partigiano che ne presidia i punti nevralgici.
Questa data, designata nel 1946 e istituzionalizzata nel1949, diventa il giorno della liberazione. La fine dell’occupazione nazifascista e della guerra civile, che avrà però lunghi strascichi, e rappresenta nell’immaginario collettivo il momento in cui il paese
esce dal lungo tunnel della dittatura fascista culminato con il passaggio della guerra sul nostro territorio.
Un’ondata di sollievo attraversò il paese nel prendere coscienza che la dittatura fascista non esisteva più.
Il fascismo arrivò al governo con Benito Mussolini nel 1922 tramite un colpo di stato. Consolidò il potere manipolando le elezioni con l’uso indiscriminato della violenza squadrista, del ricatto, della intimidazione. Il consenso è estorto e il governo si trasforma velocemente con una serie di leggi da regime liberale in dittatoriale basato sull’uso violento della forza e sulla sopraffazione.I più elementari diritti umani, ad iniziare da quelli politici, sono calpestati e nonostante alcuni provvedimenti siano di segno apparentemente diverso, le fasce deboli della popolazione sono schiacciate economicamente; i diversi, le minoranze non sono tollerati. Alla forza del diritto si sostituisce il diritto dellaforza. Chi si oppone è emarginato, espulso dal mondo lavorativo, costretto all’esilio, imprigionato, mandato al confino oppure assassinato, come Matteotti e i fratelli Rosselli. Ciò che rimane dell’opposizione politica èfalcidiato, le carceri si popolano di detenuti politici che in e di carcere possono morire, come Gramsci; chi rimane a piede libero è sorvegliato. Il regime cerca di controllare tutti gli aspetti della vita del paese, con particolare attenzione alla comunicazione ed attua una ferrea censura sui giornali, sul cinema e su ogni altra espressione culturale.
Si inserisce da protagonista nei rapporti tra padroni e lavoratori e direttamente nell’economia. In politica estera il governo mussoliniano persegue una politica imperialista, anche in quest’ambito vale il diritto della forza, che alla fine approderà ai drammi delle guerre in Spagna, in Etiopia ed alla guerra a fianco della Germania nazista che porterà al suo crollo e al 25 Aprile: la guerra con tutte le sue conseguenze, morti, distruzione di città, di infrastrutture, di industrie, fame, povertà che, come sempre, colpiscono gli strati sociali più bassi. Inaggiunta, gli effetti della guerra civile che attraversa e divide anche le famiglie.
Penso sia utile richiamare qualche aspetto del fascismo perché quelle metodologie non sono morte con il fascismo italiano, con il nazismo, con la fine della guerra. Come un cancro si diffonde nello spazio, e nel tempo.
Il fascismo italiano è stato storicamente il primo a presentarsi costituendo un modello cui si sono ispirati altri regimi coevi ,come il nazismo tedesco, il franchismo spagnolo, il regime dell’Estado Novo diSalazar in Portogallo…, per limitarci ad alcuni esempied alla sola Europa. Ovunque si adatta alle diverse realtàed assume forme specifiche, ma conserva le linee direttrici comuni. I regimi di tipo fascista instaurati nel periodo tra le due guerre sono crollati, ma le loro metastasi sono arrivate a manifestarsi anche ora. Sarebbe forse più corretto dire che hanno continuato ad agire e si stanno concretizzando tutt’oggi. Regimi che adottano metodologie fasciste sono presenti e vicini: Orban in Ungheria, Erdogan in Turchia, Putin in Russia, per rimanere in ambito europeo. In ogni caso vediamo ripetersi lo stesso canovaccio: ingerenza nell’economia, controllo della comunicazione, dei giornali, censura, eliminazione dei diritti politici e sindacali, stato di polizia, violenza legalizzata nei confronti dei dissidenti, delle minoranze, dei comunque diversi, il razzismo. Violenza verso tutto ciò che viene ritenuto una “minaccia” per il regime, facendo spesso leva sul nazionalismo, che rischia di risvegliare altri nazionalismi.
Spesso i regimi autoritari perseguono politiche imperialiste o egemoniche che degenerano in guerre di aggressione come l’ultima, quella scatenata dalla Russia di Putin.
A distanza di quasi ottanta anni, da quando credevamo aver sconfitto il nazifascismo, è bene ricordare qualcosa di ciò che è avvenuto a beneficio di quanti di noi, ormai la quasi totalità, di quegli avvenimenti non è stato testimone.
Ha senso richiamare l’attenzione su quanto avviene laddove esistono regimi fascisti e sui loro effetti.
Diventa allora ancora più importante ricordare il 25 Aprile, la giornata simbolo della lotta alla dittatura, al sopruso, alla disumanità… e farla diventare testimonianza della volontà di contrastare e sconfiggere qualsiasi forma di fascismo in qualunque sua manifestazione, si concretizzi nei muri di filo spinato per respingere profughi o nel gettare in mare da grandi altezze gli oppositori, nel selvaggio omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, dissidente saudita o nell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin.
E’ ancora attuale la canzone simbolo della lotta partigiana italiana, O bella ciao, che non appartiene a nessuno in particolare, ma a tutti coloro che si svegliano con un invasore in casa, e forse a questo è dovuta la sua mondiale notorietà.
Ricordiamo il 25 Aprile e trasmettiamo il suo valore assoluto contro ogni forma di violenza, di razzismo, di sopraffazione, di privazione della libertà individuale e collettiva.
Contro ogni forma di fascismo.
Corrado Venti