Sulla Giornata della Memoria

La rovina degli uomini è che essi dimenticano.

Suonava più o meno così la memorabile frase di Merlino nel meno memorabile film Excalibur, del 1981, coi cavalieri di Artù che avevano i capelloni hair metal che andavano di moda negli 80s, e tanti effetti speciali che sembravano incredibili allora e che oggi ci fanno ridere.

Un filmetto carino, banalotto, ma con questa perla incastonata quasi all’inizio della sua narrazione. Una perla che resta.

La rovina degli uomini è che essi dimenticano, e nella fanfara ipocrita che si ripete ogni 27 gennaio per la Giornata della Memoria, noi siamo la società dell’oblio, la società che ha dimenticato.

L’Occidente è dimentico della domanda sul senso della vita, sul senso dell’essere, sul senso della felicità; l’Occidente, ipocrita, ricorda il Giorno della Memoria e cristallizza una narrazione in cui strumentalizza alcuni (per altro giusti) diritti mentre ne calpesta, ignora e oblia altri.

E la memoria delle migliaia di bambini che muoiono di fame ogni giorno per l’iniquità del Sistema dominante? E la memoria delle vittime della povertà, delle diseguaglianze, della profonda scelleratezza nella distribuzione delle ricchezze?

E la memoria del divario tra i sempre meno ricchi e i poveri, cresciuto vertiginosamente negli ultimi decenni?

E la memoria delle anime, delle depressioni, delle ansie croniche e invalidanti, causate da una società divenuta un carcere asfissiante ogni giorno meno sostenibile?

E la memoria di chi deve farsi ogni giorno magari due ore di treno per andare a farsi succhiare il sangue in una città sempre meno vivibile a fare un lavoro che gli fa schifo?

E La memoria del senso di esistere, di credere, della bellezza dei corpi, del pudore, dell’unicità, in questo mondo infame che riduce tutto e tutti a flussi di dati controllabili, manipolabili e commerciabili?

L’Occidente non sa più rispettare la dignità dell’Uomo perché ha smarrito il significato e il valore della vita.

 

Un secondo però. C’è una Giornata della Memoria, con un suo senso, che va onorata. Mai demonizzare. Il 27 gennaio di ogni anno, davvero, i nostri occhi interiori dovrebbero rivivere lo sgomento del primo soldato russo che vide per la prima volta Auschwitz.

 

Onorare questa memoria è importante. La “fanfara”, anzi no, l’importanza che le si dedica è sensata.

 

Per onorarla si guardino gli occhi della Senatrice a vita Liliana Segre, si percepiscano brividi autentici nel vedere, a oltre novanta anni, come “sta su”.

La Senatrice Segre “Sta su”, vive con la testa alta, per onorare quella bambina che era, ed è ancora viva dentro di lei, che decise di sconfiggere il male nazista che voleva annientarla non odiando e non abbassando lo sguardo mai più.

Per onorare la Giornata della Memoria rileggiamo, Se Questo è un Uomo, del chimico Primo Levi.

Ristudiamo Emmanuel Levinas, il filosofo dell’Infinito e dell’irriducibile Unicità del Volto umano, idee folgoranti annotate sulla carta che capitava durante l’atroce esperienza del Lager.

Attenzione però. L’Occidente è una società malata, talmente tanto da non dirselo più.

Ahinoi, proprio i reduci della Shoah, Levi in Primis, ci hanno avvertito dell’estrema pericolosità dello smettere di lottare per trasformarci.

Proprio loro, facendo Memoria, ascoltiamo, consapevoli che se l’Occidente continuerà ad essere ingiusto, iniquo e presuntuoso nello sbandierare “giorni della memoria” senza poi coerentemente rispettare l’umano qui e ora,

allora il forte rischio mi pare sia che proprio questa narrazione ipocrita e iniqua produca, Dio non voglia, un’altra ombra funesta come quella che oggi si addita dicendo “mai più”.

 

Giacomo Fagiolini