I miei sogni d’anarchia
I miei sogni d’anarchia, sono il saper vivere le piccole cose, fragili, ma fondamentali per avere rispetto di essere stessi e degli altri. I valori etici sono consanguinei delle questioni sociali, così come la cultura e le poesie. Vivere di poesia è come fare l’amore, ogni momento, ascoltando la musica. La musica del cuore che racconta storie di vita vissuta, di ribellione e di rivoluzione. Una poesia, che è musica, sapientemente interpretata da Edoardo Valentino, front-man del gruppo “a qualcuno piace Rino”. Edoardo guida il gruppo, trascinando la band in un vortice entusiasmante, annullando lo spazio con il pubblico. Canzoni sociali, canzoni di rivolta, canzoni d’amore, un mix straordinario di emozioni che il pubblico raccoglie e scandisce in un continuo applauso. Giovedì sera, al giardino Richard Martin di Fiano Romano, organizzato dal chiosco gestito da Marco Cannistra, Edoardo ha superato ogni aspettativa, ha cantato Rino senza sbavature, con l’amore e l’entusiasmo che fanno di lui, non un ragazzo, un cantautore poliedrico capace trasmettere, senza superbia, ma con umiltà, il rispetto per le canzoni di Rino. Supportato da una sezione ritmica notevole, Ivan Rota alla batteria mantiene il tempo, lo allunga e lascia che la gran cassa e il rullante entrino in simbiosi con il battito del cuore. Un unicum fantastico, farcito ritmi e di voglia di saltare. Al basso Simone Casini, con una chitarra rossa, come la voglia di rivolta cantata da Simone-Rino. Un basso potente, che si incastra bene con la batteria anche quando si lascia andare. Simone c’è. Si sente il suo possente esserci, tra una canzone e l’altra, riempie lo spazio senza cedimenti. Così Domenico Ziparo, alle tastiere, riesce a costruire suoni altrimenti assenti. Il suo sound riporta alle origini le musiche di Rino, così da sentire vìolini, arpe e viòle. Un tastierista eccentrico, ma presente in ogni pezzo da non lasciare mai nudo il cantante. Alla chitarra Manuel Torres, spalla e controspalla di Edoardo. La chitarra di Manuel non lascia spazi vuoti, riempie, richiama, si lancia nel vuoto accendendo gli animi. Sembrano gesti semplici e ripetibili, ma non è così. Per suonare Rino ci vuole orecchio, diceva Enzo Jannacci. Per suonare Rino ci vuole una band giovane che ama e conosce l’amore, unica via per trasmettere emozioni forti, anche contraddittorie, ma talmente forti da farti sentire un anarchico che sogna di sognare. Una vera rivoluzione che rompe ogni schema ordinario per volare in un cielo sempre più blù.
A qualcuno piace Rino, non sono solo cantanti o musicisti, sono sociologi, filosofi, artisti a tutto tondo che hanno scelto di interpretare uno dei più grandi cantautori del secolo scorso. E come lui, si sentono anarchici, talmente liberi di cantare gridando: …io l’amavo e lei amava me. Nei suoi sogni ritrovavo anche un po’ di me…stritolavano il passato il feudalesimo e l’anarchia, i sogni, l’anarchia, i miei d’anarchia.
di Claudio Caldarelli