Ahimsa

È slittata a data da destinarsi l’udienza per il processo a carico di Vitaliy Alekseienko, obiettore di coscienza ucraino che è stato giudicato colpevole di “elusione al servizio militare durante la mobilitazione” ed è stato condannato a un anno di detenzione.

Il caso di Alekseienko, la sua forte, decisiva testimonianza, viene accostata da Riccardo Michelucci, in un articolo su Avvenire, alla vicenda di Giuseppe Gozzini, condannato nel 1962 dal tribunale di Firenze per non aver voluto indossare la divisa militare. Gozzini, primo obiettore di coscienza cattolico in Italia, difeso nella sua vicenda da personaggi del calibro di Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani, autore, anni dopo, della famosa lettera aperta ai cappellani militari dal titolo “l’obbedienza non è più una virtù”, generò con la sua presa di posizione una eco molto potente a livello internazionale; dal suo caso originò il dibattito fondamentale sull’obiezione di coscienza in Italia che portò alla legge 772 del 1972, che sanciva il diritto all’obiezione di coscienza per ragioni “morali, religiose e filosofiche”, istituendo il Servizio Civile come opzione sostitutiva del servizio militare. Vitaliy Alekseienko ha in comune con Gozzini, e con innumerevoli altri obiettori di coscienza – si pensi al recente film di Mel Gibson “La battaglia di Hacksaw Ridge” in cui si racconta la storia vera, non identica ma molto affine, dell’obiettore di coscienza statunitense Desmond Doss – il fatto che la matrice fondamentale della sua scelta si radichi nella tradizione cristiana.

Qui si apre un grande tema, di rilevanza cruciale nel nostro tempo. Le radici dell’obiezione di coscienza sono infatti di matrice prettamente spirituale, e si trovano nella millenaria tradizione della Non Violenza, presente in tutte le grandi sapienze e religioni della terra. Si incontra chiaramente la Non Violenza nella vicenda di Socrate, raccontata dal suo allievo Platone in dialoghi geniali e memorabili come L’Apologia di Socrate, il Fedone, l’Eutifrone. La si incontra splendida e vigorosa nella vicenda di Angulimala. Un militare, un assassino, profondamente toccato dall’incontro col Buddha, che seguirà come monaco proprio col nome di Ahimsaka, il Non violento. La si trova testimoniata da Gandhi nella tradizione indù, erede di millenni di rinuncia a ogni tipo di Violenza. La si incontra commovente nelle tante storie di maestri Sufi, poeti e mistici, che rifiutavano di leggere il Corano in senso violento e che, condannati per questo, si racconta andassero alla morte danzando come verso uno sposalizio.

La Non violenza arriva in Occidente con una forza straordinaria grazie alla testimonianza di Gesù di Nazareth, il quale morì, a 33 anni, volendo investire le sue ultime energie per perdonare i suoi uccisori, non per buonismo o pietismo, ma per coerenza con la profonda convinzione che lo aveva guidato nella vita: che Dio è Padre, e che quindi è Amore. Irriducibile Amore.

L’obiezione di coscienza si radica, in Occidente, nella tradizione spirituale cristiana. Se ne trovano decine di esempi negli Atti dei Martiri. Essa costituiva infatti uno tra i principali motivi della condanna a morte dei soldati che romani che, convertitisi al cristianesimo, rifiutavano di continuare a combattere: qualcosa di inconcepibile per la cultura romana del tempo.

Il cristianesimo poi è diventato gradualmente Potere, con Costantino prima e con Teodosio poi.

Il cristianesimo si è smarrito, ha smarrito queste radici, ed ha visto eminenti figure, come Aurelio Agostino, teorizzare l’uso della forza per il bene, per attuare la volontà di Cristo.

Anche qui, tuttavia, il cristianesimo è in buona compagnia. Anche questa ermeneutica violenta delle Religioni si trova ovunque, in ogni tradizione spirituale.

È tempo di scegliere da che parte stare, è tempo di attingere con più consapevolezza alle radici spirituali che in ogni tempo e cultura da sempre ci hanno presentato l’amore e la non violenza come l’unica strada percorribile. Che questo assunto millenario sia vero, lo vediamo inequivocabilmente nel nostro tempo, che sembra proprio non lasciarci scelta.

O gli umani riusciranno a porre in pratica in modo significativo le basi spirituali che li hanno sorretti lungo tutta la loro storia, o per l’umanità, di questo passo, sarà la Fine, come cantava Jim Morrison, poetico, profetico, splendido leader dei The Doors.

Giacomo Fagiolini  

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