La condanna mediatica imprigiona l’anima

La condanna mediatica dei social uccide più di ogni azione. La gabbia della menzogna si chiude e non lascia più uscire nessuno. Non importa essere innocenti o colpevoli, importa ciò che ti viene appiccicato addosso. Un vestito di catrame che nessuno può più togliersi, ti rimane incollato come una seconda pelle. Tutto diviene secondario e tutto è menzogna scambiata per realtà. Per essere se stessi è necessario travestirsi per camuffarsi con ipocrisia nella banalità quotidiana.

Un meccanismo perfetto, messo in scena sul palco dell’Ambra Jovinelli di Roma: la signora del martedì. Giuliana De Sio, Alessandro Haber, sono i protagonisti del noir di Carlotto, che attrae il pubblico e lo incanta tra battute sferzanti e colpi di scena inaspettati. Un inizio lento, con una bellissima canzone di Patty Pravo apre il sipario, per poi lasciare spazio alla bravura degli attori che innestano finzione e travestimenti, rigorosamente legati alle battute pronunciate. Personaggi marginali, dentro un copione scandito da menzogna e ironia, chiusi in una pensione di second’ordine, la prigione di ognuno diviene la prigione delle paure e delle angosce. Tutto ruota intorno ad una verità nascosta e ad una mistificazione voluta. Ognuno è prigioniero del suo ruolo e delle sue incapacità di essere se stesso.

Il pubblico applaude. Riconosce la bravura delle attrici e attori. Nella seconda parte, sferzante e veloce, ognuno svela una parte sconosciuta agli altri. Tutto ruota intorno all’amore, sia esso mancato o recitato o non manifestato. Ma questo amore è il centro della meschinità e della falsità con cui ognuno ha costruito la prova banale quotidianità. False notizie. Falsi articoli di giornale. Giornalisti meschini ma innamorati. Il pubblico incontra i personaggi, né veste i panni, ne coglie gli sguardi e gli ammiccamenti. Così l’attore porno ci fa tenerezza come Alfredo omino dallanima da donna, o la signora del martedì che alla fine si rivela per ciò che non era. Ogni battuta si trema e si trama, non conoscendo la battuta successiva, ma poco a poco si svela il segreto che aveva tenuto il pubblico in silenzio per la durata dello spettacolo. Con naturalezza ascoltiamo notizie, spesso false, che inducono a condannare prima ancora di perdonare. Perché tutti hanno qualcosa da nascondere anche nella incapacità di nascondere. Il segreto di ognuno è il ricatto pubblico di tutti, perché tanto è sempre così. Ognuno è qualcosa d’altro da ciò che si vede e si mostra. Il confronto con le nostre responsabilità è il limite che non riusciamo a superare rimanendo schiacciati e imprigionati dal non detto, ma percepito. Così i buoni diventano cattivi e i cattivi buoni. Ognuno ha una dignità negata, sepolta dalla paura di essere qualcosa di più di quando ci viene ascritto. È un mondo alla rovescia dove si sragiona alla rovescia. La verità c’entra poco, la sua ricerca non è importante quanto la sensazione. È un teatro la nostra teatralità della vita e del vivere. La signora del martedì è uno spettacolo bellissimo, ma triste e malinconico, che mette a nudo la nostra ipocrisia e il nostro modo di essere, riscattato da un finale da degno di un applauso prolungato e persistente. La colpevole, si scopre innocente, nella pura sensualità di un tango, che è lo specchio della verità dell’anima fino a quel momento tenuta segreta. Nella morte, la signora del martedì si riprende la vita è l’amore.

Claudio Caldarelli

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