Biblia pauperum
La “Bibbia dei poveri” una raccolta di immagini medievali che raccontano la vita di Cristo nella sua quotidianità, nella sua passione e nella sua bellezza. “Biblia pauperum” per raccontare la bellezza del creato in tutti i suoi aspetti, anche quelli meno affascinanti ma altrettanto intensi di significato.
Così don Luca Peyron racconta le sere d’estate trascorse con i ragazzi, con lo sguardo rivolto al cielo sul tetto della chiesa, a guardare le stelle: “ una Biblia pauperum” disponibile a tutti. Gratuita è fantastica. Nel cielo stellato, nella bellezza del cielo stellato c’è l’armonia della vita e l’amore per il creato, che solo Francesco, il poverello di Assisi, ha saputo raccontarci. Un racconto che nasce dal “Cantico delle creature” e che ci accompagna dentro la semplicità della vita basata sulla fratellanza che poi è l’amore.
Il mondo contemporaneo, la società moderna, non solo ha distrutto qualsiasi forma di fratellanza, ma anche ogni forma di bellezza del creato, trasformando il pianeta in una gigantesca discarica, gli oceani inquinati dalle plastiche e dagli scarichi industriali. L’aria resa irrespirabile dalle emissioni solforose. L’acqua che non si può più bere. Ogni cosa è stata distrutta dalla avidità dell’uomo che ha scelto la ricchezza invece dell’amore per la vita.
Il cambiamento climatico, il surriscaldamento del pianeta, sono le conseguenze disastrose del comportamento dell’uomo che avvelena se stesso. La umanità ridotta in schiavitù da guerre e carestie, da respingimenti e confinamenti.
Popoli migranti trattati come animali da abbattere e rinchiudere in centri di detenzione, togliendo loro ogni dignità. Bambini che muoiono ogni giorno, a migliaia, di fame, di sete, di violenze. Tutto nella atroce indifferenza dei governi che preferiscono alimentare le guerre in ogni angolo del pianeta.
La “Biblia pauperum” che ritroviamo nel cielo stellato è un piccolo esempio di come si può riscoprire la vita e l’amore che ognuno si porta dentro.
“È Biblia perché intrisa dello Spirito che aleggia nelle acque, quelle sopra di noi. È pauperum perché non è necessario avere chissà quali capacità o conoscenze, ma chiunque, di ogni età, latitudine e censo può averla a disposizione. Il cielo stellato, galassie, nebulose, costellazioni, pianeti. Il cielo profondo come lo chiamano gli astronomi. Ed è poverello per antonomasia, il più santo degli italiani ed il più italiano dei santi, a cantare queste pagine celesti sopra di noi. San Francesco ne era infatti così tanto innamorato, meravigliato, ispirato, che ne fa l’ossatura portante del Cantico, non a caso di frate Sole. Laudato sì canta Francesco innanzitutto per il Sole, la nostra stella, la Luna, il nostro satellite e poi tutte le altre stelle…”
In questi giorni che la Luna del raccolto, grande, luminosa, imponente. Ammirarla ci riconnette con il creato, ma quanti alzano il naso all’insù? Pochi. Pochi. Ormai presi dalla quotidianità stressante non abbiamo un minuto per ammirare la luna, una delle tante immagini della “Biblia pauperum” che con la sua presenza ci ricorda che siamo mortali, che siamo persone, che abbiamo il dono dell’amore.
La Scrittura stessa, la Bibbia quella autentica, è costellata, non potrei usare altro termine, della presenza del cielo profondo. Per tuti bastino i versetti del Salmo 19 ove “i cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia”.
Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini