La “sorellanza” delle comari

La burla dentro la burla. Il capovolgimento sociale come presa di coscienza. La cialtroneria del cialtrone libera le donne dal recinto delle usanze. La ribellione per riprendersi la dignità. Le donne di Shakespeare non sono pettegole o civettuole, sono le anticipatrici di un femminismo che nascerà cinquecento anni dopo. Le allegre comari di Windsor escono dall’oscurità e dal servilismo cui sono relegate, per essere protagoniste nella vita, con la commedia e la burla, di una condizione altrimenti loro negata.

Al Quirino di Roma, è in scena “Falstaff a Windsor” con Alessandro Benvenuti, per la regia di Ugo Chiti. Sul palco bravissime attrici e attori, armoniosamente affiatati, nei movimenti e nelle battute. Due ore di spettacolo intenso, su un palcoscenico scarno, sprovvisto di scenografia. Il vero teatro shakespeariano, dove tutto è in ciò che manca. Ma Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Cioni, Elisa Proietti, liberano la loro incandescente energia per trasportarci dentro una farsa con la forza di una tempesta. Falstaff-Benvenuti si lascia accalappiare dalle doti ammaliatrici delle “comari”, che comari non sono, ma donne che si ribellano ai voleri del maschio, sia esso geloso o approfittatore.

La derisione, il decadimento, l’incapacità di essere consapevole della propria gigioneria, rendono efficace una commedia altrimenti delirante. Non ci sono eroi. Non ci sono antieroi. Ci sono le meschinità, la quotidianità farsesca, i tradimenti, la slealtà, degli uomini, che non hanno etica e morale e neanche la solidarietà tra loro stessi. Da contraltare, le donne, alle quali, Shakespeare nel 1500 da una dignità femminista, facendole riappropriare della propria vita. Sul palco le battute sono incalzanti, il ritmo del tempo teatrale attrae lo spettatore, lo prende per mano per condurlo dentro la testa dei personaggi che si susseguono.

Shakespeare rivoluziona il concetto di dama di compagnia, coniando il termine “dama di confidenza” un elemento innovativo per quei tempi oscuri in cui le donne non potevano neanche recitare. La dama di confidenza esprime la “sorellanza” la solidarietà femminile tra donne che hanno una etica e una morale in grado di scardinare i ruoli medievali a loro riservati.

Il pubblico applaude, ride, partecipa, è coinvolto nello spettacolo, il sarcasmo disarmante, patetico, espresso con tutta la sua bravura da Benvenuti, assorbe gli stati d’animo per metterli al centro della burla stessa. Una commedia, messa in scena dalla ottima regia di Chiti, racconta come la vita riesca a punire le malefatte, le burle, gli inganni e i disinganni, la gelosia e la lussuria degli uomini ad opera delle donne, unite dal vicolo della “sorellanza” e della confidenza. Una commedia boccaccesca dove trionfa la poetica shakespeariana con una unica vincitrice: la vita con le sue contraddizioni.

Claudio Caldarelli

 

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