Basta la parola

Diciamolo pure fuori dai denti o dalla dentiera: lo scrittore umorista nel nostro paese è ancora poco apprezzato. Da sempre è stato considerato, soprattutto da un certo tipo di intellighenzia di sinistra, uno scrittore di serie B. Dalla fine degli anni Settanta c’è stato poi un grosso recupero da parte della critica, (in primis con U. Eco e O. Del Buono) e scrittori come Campanile, Guareschi, Marchesi, hanno avuto il giusto riconoscimento.  Lo stesso valeva per un certo tipo di comicità “popolare “che tanto andava per la maggiore nei decenni passati. Si pensi a Totò o più tardi a Villaggio. Insomma, si potrebbe dire che far ridere, riempiva la pancia ma non la mente. Lezione imparata molto bene dai nostri politici e soprattutto dai nostri governanti, che ormai guardano più all’ auditel e ai telelettori che alla buona politica o ai bilanci dello stato. Siamo passati dalle domande imbarazzanti al citofono di comici padani al cucù settete della Meloni in parlamento e mi chiedo allora chissà cosa avrebbe tirato fuori dal cappello la sagace penna di Marcello Marchesi in un contesto come il nostro. I più giovani non lo conoscono, ma sono certo che se dicessi alcune frasi…: “Con quella bocca si può dire ciò che si vuole” “Il signore sì che se ne intende” “Non è vero che tutto fa brodo” “Il brandy che crea un’atmosfera” “Basta la parola” “Bisogna che la morte ci trovi vivi” “Per dindirindina” … 

Vedo i miei coetanei sorridere, mi fa piacere. Bene cari giovani, avrete sentito almeno una volta uno di questi slogan? No?  Eppure, vi assicuro che Marcello Marchesi, il più famoso dei signori di mezza età, “è stato il suggeritore occulto di buona parte della nostra vita di teledipendenti”. Ma non è stato solo un battutista come lui si definiva, non è stato solo uno dei papà di Carosello, è stato anche scrittore, autore teatrale, autore e conduttore televisivo, sceneggiatore, (tanti film di Totò) regista cinematografico e paroliere. Beh, chi non ricorda “Bellezza in bicicletta “, “Taratapunziè” (cantata da Loretta Goggi nella Canzonissima del 1972), “Susanna tutta Panna”, oppure “Ho soffritto per te “cantata da Jannacci e poi ripresa da Cochi e Renato. E ricordate “Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano “il fortunatissimo libro di Gino e Michele del 1991? Ebbene il titolo era un omaggio dei due autori al maestro Marcello Marchesi perché la frase era la sua, estrapolata dal suo romanzo surreale “Il malloppo”. Il 4 aprile ricorre l’anniversario della sua nascita. Era nato nel 1912 ed è morto nel 1978.  Aveva cominciato ad avere successo giovanissimo, e come raccontava spesso, in tanti erano convinti che fosse il figlio di quel Marchesi e si raccomandavano di salutare il suo papà.  Mi piace chiudere con alcune delle sue frasi:

“Una delle cose fondamentali della vita è la dignità. Non bisogna mai perderla. Per non perderla basta non averla”

“È sbagliato giudicare una persona dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili”

“La caratteristica dei giovani è trascurarsi. Il loro motto: la salute dopo di tutto “ 

“L’umanità è un personaggio umoristico”

E a proposito della sua guerra scrisse: “Possibile che quando ero là in buca ad El Alamein con i proiettili che mi arrivavano sopra come indici puntati io fossi là per obbligare Anna Frank a restare chiusa in soffitta in attesa della morte?  Questa è la vera sconfitta “    

Paolo Sabatino