Don Tonino Bello

Patrizia Vindigni Vice Direttore

“La pace prima che donarla agli altri la sentirete sgorgare nel cuore”. Sono parole di Don Tonino Bello, un uomo, un prete, intriso di attenzione per il prossimo, che aveva un’anima sincera e forte innamorata di Dio ma anche in particolare dei più deboli del mondo, degli ultimi.

Nato nel 1935 a Alessano morì nel 1993 a Molfetta dopo una vita dedicata agli altri, con uno spirito di sacrificio e di semplicità, che lo contraddistinse in tutti i suoi giorni. Il suo incontro con la parte meno difesa del mondo avvenne in modo più forte nel 1970 quando, già ordinato sacerdote dal 1957, divenne parroco di Tricase. Don Tonino Bello non cambiò il suo modo di essere e di considerare gli altri rimanendo semplice e umile anche quando nel 1982 divenne vescovo. Egli volle essere sempre Don Tonino per tutti.

La sua Chiesa era la Chiesa del grembiule, quella a servizio dei bisognosi. Era anche il sacerdote che scendeva in piazza, che voleva la pace nel mondo e che, per questa ragione, partecipava  alla marcia contro la base missilistica a Comiso. Il prete che con le sue parole invitava i giovani a non imbracciare le armi contro altri uomini. Lui era l’uomo della rivoluzione pacifica, ma forse proprio per questo, arrivava a parlare al cuore dei giovani, facendoli pensare, armandoli con il suo sorriso, con la sua intelligenza, con la sua bontà.

E forse non era neanche consapevole fino in fondo della forza e del valore delle sue parole.

La Chiesa, i suoi luoghi, dovevano aprirsi agli uomini. Non pretendeva di risolvere problemi economici del mondo e dei diseredati, ma voleva farsi accoglienza e abbraccio per chi era solo, povero e disperato sul pianeta. La notte lasciava aperte le porte di alcuni uffici affinché chi ne avesse bisogno potesse trovarvi rifugio.

Nel 1985 diventò presidente di Pax Christi, il movimento cattolico per la pace nel mondo. Quel momento segnò quello della sua decisa discesa in campo contro la guerra. Armato delle sue parole e della coerenza delle sue idee, lottò con ogni fibra del suo corpo, partecipando a manifestazioni, incitando i giovani, al punto che gli fu rimproverato di spingerli non al semplice dissenso ma alla diserzione. Non era certamente un vescovo comodo.

Il suo desiderio di manifestare contro le violenze della guerra lo portò a partecipare alla Marcia di Sarajevo, quando già era stato operato per quel cancro che poco tempo dopo lo sottrasse alla vita. Durante la marcia di Sarajevo, in guerra civile, attraversò con il corteo una zona normalmente controllata dai cecchini ma mentre stavano percorrendo quelle strade, una nebbia fitta li protesse dall’esplosione dei colpi. Quella nebbia fu da lui definita “la nebbia della Madonna”. Era l’8 dicembre 1992. Pochi mesi dopo arrivò la fine della sua vita ma gli uomini come Don Tonino Bello lasciano segni talmente profondi nel cuore da sopravvivere a lungo, per sempre, nel tempo del mondo.

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