L’uccisione di Michelangelo Salvia

Mario Guido Faloci

Il 9 maggio 1947, veniva ucciso il Dirigente della Camera del Lavoro

Una settimana dopo l’orrore della strage di Portella della Ginestra, a Partinico (Pa) ci fu l’ennesimo omicidio di un dirigente sindacale, il trentaquatrenne Michelangelo Salvia, cui la mafia non perdonò la libertà di parola.
Poiché era conosciuto per non avere peli sulla lingua, il suo barbaro omicidio fu eseguito sparandogli in bocca, perché fosse chiaro quale colpa gli era stata imputata.

Nell’immediato dopoguerra, dal fronte, dai vari campi di prigionia, dal “rompete le righe” del Comitato di Liberazione Nazionale, tanti ex-combattenti tornarono a casa. Per molti di loro, provenienti dal più arretrato mondo rurale, quella disastrosa guerra aveva insegnato qualcosa: l’aver vissuto a contatto di gente che viveva in un mondo con più diritti, aveva aperto la mente; l’aver combattuto, gomito a gomito, con chi aveva studiato, aveva ampliato la propria consapevolezza.
Al ritorno nei propri paesi, tra i superstiti di quella gioventù falcidiata dalla follia della guerra, forte s’annidava il desiderio di cambiare il mondo, respingendo gli antichi soprusi e, agli oppositori di sempre, s’aggiunsero nuove forze disposte a lottare per maggiore libertà.

Nel 1947, in Sicilia tante cose erano possibili, tante spinte al cambiamento premevano per sovvertire i vecchi equilibri e il mondo contadino, quello organizzato nel sindacalismo politico, era in continua mobilitazione, per spezzare il giogo dai vecchi padroni: manifestazioni, occupazioni di terre, organizzazione, incutevano nell’immutabile mondo dei proprietari terrieri e dei loro scagnozzi, forti timori.
Così, a tanto fervore la mafia non poté opporre che tanta ferocia e con gli omicidi dei sindacalisti dei contadini, si oppose ad ogni tentativo di giustizie sulle terre di Trinacria.

Forse a causa dell’eco della strage del 1° maggio, pochi giorni prima, la sua morte è andata dimenticata. Ma ogni sindacalista ucciso, ogni militante ammazzato, resta comunque un tassello che contribuisce a lastricare la strada della libertà.
Per non dimenticare Michelangelo Salvia e, con lui, tutti coloro che sono morti per mano della mafia e nel tempo sono stati dimenticati, ricordiamo il suo epitaffio: “barbaramente ucciso da una mano sopraffattrice/ per chiudere la bocca/ portatrice di verità insopprimibile/ su tutti gli uomini che soffrono/ I buoni e onesti cittadini lo ricordano/ fulgido esempio di onesto lavoratore”

Se terremo anche un piccolo angolo di memoria, per tutti quelli come Michelangelo Salvia, uccisi per la libertà, la loro morte non sarà stata vana.

di Mario Guido Faloci

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