Amministratori sotto tiro

Lamberto

Quando il telefono di Ugo Vetere, sindaco di Santa Maria del Cedro, in provincia di Cosenza, ha preso a squillare a tarda notte, il primo cittadino già sapeva quale sarebbe stato l’argomento della telefonata.

I soliti insulti, le solite minacce, le solite intimidazioni. “Ormai ci sono abituato, perché sono anni che questa storia va avanti. Questa gentaglia cerca di farmi tacere su questioni di rilievo che riguardano le istituzioni”.

La stessa sorte, o quasi, toccata a Luigi Stasi, sindaco di Longobucco, nel cuore della Calabria. Due lettere con minacce di morte, una fatta recapitare alla sua abitazione, l’altra al Municipio.

Due casi che scoppiano nei giorni caldi della campagna elettorale per le amministrative in tutta Italia e che confermano un fenomeno: fare il sindaco, soprattutto al sud, non è affatto una passeggiata. Lo ha messo in evidenza Avviso Pubblico, associazione di Enti Locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, che ha organizzato per il prossimo 24 giugno la Marcia Nazionale degli Amministratori Sotto Tiro, a Polistena, e che pubblicherà nei prossimi giorni il rapporto annuale sulla situazione delle minacce ai Comuni.

I numeri del 2014 sono da pelle d’oca: 361 intimidazioni, di cui il 48% nel Sud Italia, e per il 47% rivolta ai sindaci. E la palma in questo caso spetta alla regione Sicilia, che con 70 minacce annuali supera Puglia e Calabria a quota 54 e 52.

Tra le provincie invece spicca Napoli, seguita da Palermo, Roma e Cosenza. Statistiche che mettono in luce anche le modalità delle intimidazioni: si prediligono gli incendi (31%), specie se quelli di auto o strutture, per passare alle minacce scritte (25%) e all’aggressione fisica (12%).

Un vero e proprio attacco agli avamposti dello stato, i comuni, i sindaci, gli amministratori locali. Troppe volte lasciati soli e abbandonati a se stessi.

Come Ugo Vetere, che dopo le minacce si è sfogato su Facebook: “Non mi fate paura. Andrò avanti sempre sulla stessa linea, con un esercito di amici veri, una famiglia unita e una comunità coesa che respinge ogni forma di intimidazione. Non mi fermerò mai dal vigilare sulla mia comunità”.

di Lamberto Rinaldi

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