Perché “Donne Lavoratrici” e non “Lavoratrici” e basta?

Secondo l’articolo 37 della Costituzione Italiana, “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.”

Prima domanda in merito: Perché l’uomo che lavora, per lo Stato Italiano, è semplicemente un lavoratore, mentre la donna che lavora deve essere chiamata, anziché lavoratrice, “donna lavoratrice”? Non è, forse, la parola “lavoratrice” sufficiente a chiarire il sesso della persona in oggetto?

Evidentemente no.

E questa distinzione, oltre che essere scritta, è riscontrabile nella vita lavorativa di ogni donna. Si perché, la lavoratrice, prima di essere tale è una donna ed, in quanto tale, da lei ci si aspetta che si occupi della famiglia, della casa, dei figli, e chi più ne ha più ne metta.

Torniamo all’articolo che sancisce la parità di salario tra i sessi: recenti indagini in merito hanno sostenuto il contrario, infatti gli uomini, a parità di lavoro e di responsabilità, soprattutto per quanto riguarda posizioni di alto livello manageriale, guadagnano più delle donne. Perché?

Perché esiste ancora questa disparità?

Perché le donne devono sempre dimostrare di essere all’altezza, di aver raggiunto degli obiettivi lavorativi senza “essere scese a compromessi”?

Si, perché il pensiero comune è che una bella donna, per aver raggiunto importanti traguardi lavorativi, si sia sicuramente concessa sessualmente a qualcuno che glieli abbia fatti ottenere di conseguenza.

Una bella donna deve dimostrare di essere anche intelligente, per essere accettata dalla società.

Una bella donna, al lavoro, deve subire continue avances, continue frecciatine sul suo aspetto fisico, continue attenzioni spesso non gradite.

Per non parlare di quando le donne sono madri di famiglia o, ancora meglio, future mamme!

Non è giusto che ad una donna, durante il colloquio di lavoro, venga chiesto se, in futuro, abbia intenzione di sposarsi o avere figli. Non è giusto che l’esito di un’assunzione sia influenzata dal fatto che una donna abbia il desiderio di diventare madre o meno.

Purtroppo però, in questo Paese ancora troppo bigotto per essere considerato al 100% civile, la lavoratrice, prima di essere tale, è donna e, per tutta la sua vita, dovrà scontrarsi con tutte le conseguenze che ne derivano.

di Ludovica Morico

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