Le proteste in Russia e gli arresti in piazza

L’hanno chiamata la rivolta dei giovani. Quelli scesi in piazza lunedì 12 giugno in oltre duecento città della Russia per protestare contro la corruzione. E ovunque la polizia ha usato il pugno duro e arrestato molti di quei ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni, quasi tutti millennials nati dopo l’ascesa al potere di Putin. Denunciano che in Russia c’è ancora la stessa classe dirigente di allora, oramai sedimentata nelle posizioni apicali della società e incancrenita dal marciume che ha permeato il paese fin nelle istituzioni. Loro non ci stanno a che gli si dica che questo governo è l’unico possibile e
hanno raccolto l’invito a manifestare del blogger dissidente Aleksej Navalnyj, anch’egli arrestato. Fu la fondazione da lui presieduta a realizzare la famosa inchiesta sul primo ministro Dmitrj Medvedev e su come questi avrebbe creato dal nulla un impero immobiliare grazie alle tangenti. Del resto, che in Russia non tiri una bella aria per la libertà d’opinione è risaputo. Navalnyi aveva scelto il giorno in cui si festeggia l’indipendenza della Russia per indire una nuova manifestazione. Ma non ha fatto neanche in tempo a veder partire il corteo, perchè la polizia è andata a prelevarlo mezz’ora prima dell’inizio sotto la sua abitazione. Ne è seguita una condanna a 30 giorni di carcere per aver organizzato una manifestazione non autorizzata. Lui che già nel marzo scorso aveva subito un’analoga condanna e che da anni è una figura di riferimento dell’opposizione russa al presidente Putin. Nonostante il suo arresto l’onda delle proteste è andata avanti. E la repressione con manganelli e gas lacrimogeni (solo a Mosca i fermi sono stati 750, a San Pietroburgo 900) non ha fermato le migliaia di ragazzi e ragazze scesi in strada armati di telefonini con cui riprendere la protesta e mostrarla sui social. Anche loro hanno un’arma ed è la tecnologia.

di Valerio Di Marco

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