È quello di Francesco, il vero cambiamento

Mi chiedo spesso, io che vengo da un altro secolo, quale sarà il futuro dell’Italia, e soprattutto dei giovani che in essa vivono una disoccupazione con poche speranze, e senza ribellione. Almeno finora.

Siamo un paese “fiducioso”, nel quale si è convinti che lo sviluppo economico e sociale nasca e cresca in proclami ed in estenuanti dibattiti su “media” vecchi e nuovi, magari rafforzati da sterminate catene di “mi piace”.

Siamo un paese “moderno”, nel quale non esistono più destra e sinistra, bene e male, giusto o errato, ma solo conveniente o inutile,  legittimo o illegale,  popolo o élite.

Siamo un paese che ha bisogno di cambiare, di un cambiamento vero, rivoluzionario che investa tutte le donne e gli uomini della terra, nella solidarietà, con pari diritti e doveri. Del quale mi pare non ci sia traccia.

Ma siamo anche un paese che ospita un territorio sovrano di 44 ettari, con meno di mille abitanti, dentro la città di Roma, depositario per tanti secoli di conservazione e di facile convivenza con i poteri mondiali.

È un paese nel quale si sta capovolgendo la stessa logica dell’esistenza, nel quale la parola “cambiamento” ha un significato totale, irreversibile.

È un paese nel quale un uomo venuto da lontano, migrante e figlio di migranti, si è assunto la responsabilità di tracciare un percorso, di indicare un orizzonte di pari dignità, di comune responsabilità, di fraterna libertà per tutte le donne e gli uomini della terra.

È Francesco, un uomo che sta vincendo una dura battaglia all’interno della sua chiesa, e non solo.

Unico nel mondo oggi, è stato in grado di chiamare 500 mila giovani di tutto il mondo a discutere, riflettere e pregare per 5 giorni sul futuro dell’umanità e sull’impegno da assumere per un vero cambiamento sociale. E quei giovani li ha incoraggiati a battersi da oggi per un mondo più giusto, più solidale, più cristiano: “Voi non siete il futuro, siete l’adesso di Dio!”

In questi giorni, contro la pedofilia, sta assumendo irreversibili decisioni contro le vergognose colpe e debolezze ecclesiali di preti, e vescovi e cardinali.

Ha chiamato a Roma 190 tra presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo, capi delle Chiese Orientali cattoliche, rappresentanti dell’Unione dei Superiori Generali dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali, Membri della Curia Romana e del Consiglio di cardinali.

Li ha chiamati  per esaminare la colpe della chiesa cattolica e per finirla, duramente, con comportamenti omissivi, vergognose coperture e presenze infami nella istituzione.

Ha spiegato che la radice profonda, da estirpare, sta nel “clericalismo”, che è stato per secoli ed è tuttora “una mentalità che ha permeato la nostra chiesa negli anni”.

Non c’è dubbio che le conclusioni, a carattere sinodale e senza facili illusioni, definite a partire da un documento preparatorio di 21 punti, dovranno portare e porteranno a soluzioni concrete, come la riduzione dei rei allo stato laicale.

È Francesco, il primo pontefice in visita apostolica negli Emirati Arabi, che al mondo islamico ha detto “le religioni bandiscano la parola guerra”.

E, dopo 400 anni dalle prime missioni di Matteo Ricci, la Santa Sede e Pechino hanno raggiunto il primo accordo, firmato dal papa, per la nomina condivisa dei vescovi nel gigante asiatico. La Santa Sede vede così schiudersi – per la prima volta nella storia – le porte di un paese immensamente popolato, “ricchissimo di tradizioni e di storia, sul quale così si è espresso Bergoglio: “Per me la Cina è sempre stata un punto di riferimento di grandezza. Un grande Paese. Ma prima ancora che un grande Paese, una grande cultura, con una saggezza inesauribile”.

E Francesco è anche l’uomo che, pur stanchissimo, nella sua conferenza stampa al ritorno da Panama, ha toccato molti punti che testimoniano della sua azione rivoluzionaria.

– Per le migrazioni, dicendo che: «Vengono per fame o per guerra. Investire dove c’è la fame, l’Europa è capace di farlo, e questo è un modo per aiutare a crescere quei Paesi. Ma sempre c’è quell’immaginario collettivo che abbiamo nell’inconscio: l’Africa va sfruttata! Questo appartiene alla storia, e fa male!

– E sulle aperture nell’insegnamento, contro antichi tabù, ha detto sorridendo:

“Il sesso è un dono di Dio non è un mostro. È il dono di Dio per amare e se qualcuno lo usa per guadagnare denaro o sfruttare l’altro, è un problema diverso.”

– Poi ha parlato del celibato dei preti, per il quale non ha posizioni conclusive, salvo la decisione di escludere il celibato opzionale prima del diaconato e di tener conto di situazione particolari come lontane isole del Pacifico, o paesi comunisti in cui nel passato, in clandestinità, vennero ordinati sacerdoti alcuni onesti operai con le mani callose, per garantire in ogni caso una presenza dei sacramenti tra la gente. In esse i teologi stanno studiando una possibilità limitativa, per necessità pastorali, con funzioni di messa, riconciliazione e unzione.

Ma dal territorio sovrano di 44 ettari viene qualcosa di più, di molto importante, non riferito solo all’Italia.

Viene la chiamata per un mondo fondato sulla solidarietà che rompa gli schemi di una società che si fonda sull’ingiustizia e sul profitto.

Viene l’indicazione che “l’impegno dei cattolici in politica è un impegno fondamentale del loro essere cristiani”, come ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei.

Viene l’affermazione (del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano) che i cattolici non possono sottrarsi all’impegno sociale e politico, se vogliono essere fedeli al Vangelo.

Viene la riflessione che “il Vangelo e la forza dirompente del suo messaggio potrà ridare fiducia a quanti soffrono ingiustizie sociali ed anche a coloro i quali sono resi indolenti dal nichilismoche pervade ormai ogni ambito dell’esistenza”.

Viene la chiamata di dare attuazione al messaggio di Francesco, che può iniziare, per il card. Bassetti, attraverso un contenitore, o forum civico, o palestra per un futuro di nuovo Umanesimo (ovviamente escludendo in partenza ogni aspirazione elettorale) nel quale fare incontrare, mettere insieme, generare processi per tutti quelli che credono in un futuro più degno da realizzare per tutte le donne e gli uomini della terra.

Ecco, mi pare che da questi messaggi si possa sperare che qualcosa si stia muovendo, qualcosa stia cambiando.

Verso un vero, radicale, rivoluzionario cambiamento.

di Carlo Faloci

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