L’uguaglianza è dignità e felicità

La disuguaglianza toglie la dignità. L’uguaglianza è dignità. La dignità genera felicità. Un binomio inscindibile: dignità, felicità. Il capitalismo, il consumismo, l’inquinamento sistematico del pianeta, il consumo di suolo, di risorse naturali, la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, creano disuguaglianza e infelicità. La nuova economia di Papa Francesco cerca di porre rimedio alle ingiustizie di questo mondo, con l’incontro di Assisi, ha determinato l’inizio per un nuovo modo di pensare e di agire rispetto all’economia del capitale. Un inizio favorevole per porre le basi per la ricerca della dignità e della felicità degli abitanti del pianeta.

La ricerca della felicità è uno dei tratti che accomuna gli esseri umani di ogni epoca e luogo, ma nella nostra società consumistica, frenetica, piena di rischi e di incertezze sembra diventata più ardua che mai, soprattutto a causa della disuguaglianza crescente. Viene spontaneo chiedersi cosa si può fare per vivere una “buona vita” in armonia con gli altri e con se stessi. Indubbiamente gli insegnamenti di Bergoglio ci indirizzano sulla strada giusta: spogliarsi della ricchezza come il “poverello di Assisi” per sentirsi uguali e condividere il pane. Sentirsi ultimi  fa sì che non ci siano più ultimi.

Il rispetto di sé, prelude al rispetto per gli altri “ ama il prossimo tuo…” questa verità è implicita nel “non fare agli altri ciò ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Questo è uno dei fondamenti essenziali della vita etica e morale di tutte le società umane,( ma sappiamo per esperienza che quasi mai è così) una specie di legge naturale preesistente a tutte le formulazioni filosofiche e religiose elaborate nel corso dei secoli. Ma questo grande insegnamento etico-morale viene disatteso in modo sistematico. Un insegnamento essenziale per raggiungere l’uguaglianza, condizione per la dignità e la felicità. Questo insegnamento impone il rispetto e la cortesia, impone, e torniamo a Papa Francesco, di sentirci “Fratelli tutti”. Fratelli tutti per vivere una vita fatta di felicita e amore. Può sembrare impossibile, ma è più semplice se iniziamo ad agire in consapevolezza che è il nostro egoismo a determinare la condizione di povertà degli ultimi che sono nostri fratelli. Un po’ come a dire che siano indifferenti alla sofferenza dei nostri figli, che facciamo finta di non vedere, rendendo invisibili le persone vicino a noi, per continuare la nostra vita distruttrice con consumi esagerati di generi non necessari.

La disoccupazione galoppante, le disuguaglianze crescenti, la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochissimi, un pianeta sull’orlo del baratro, sono segnali evidenti di un mondo che sta andando verso la distruzione. Del resto anche un bambino capisce che c’è qualcosa che non va quando l’1% della popolazione globale possiede il 99% della ricchezza complessiva. La responsabilità di questo sistema fallimentare è pericoloso è della finanza, della economia del capitale, che ha come “unica religione la massimizzazione dei profitti” e dunque ha creato esseri umani “utilocentrici”, interessati cioè a perseguire i propri interessi  a discapito di quelli collettivi. Dice il banchiere dei poveri, premio Nobel per l’economia Muhammad Yunus:” Le persone vedono che la Borsa sale e pensano che l’economia goda di ottima salute, quando in realtà la finanza è scollegata dalla realtà, allora dobbiamo chiederci dove vanno a finire questi guadagni”. Lo stesso ragionamento vale per per l’aumento tuo del Pil che di per sé non è un fattore positivo. L’espansine della crescita di un Paese non significa che automaticamente è diminuita la povertà, anzi spesso avviene il contrario. Aumenta la disuguaglianza e viene schiacciata la dignità. Per invertire la rotta, secondo Yunus ci sono “tre zero” da ricercare: zero emissioni di carbonio, zero concentrazioni di ricchezza, zero disoccupazione. L’invito a ogni singolo è di agire di conseguenza per sentirsi fratelli così da eliminare la differenza che non ci rende uguali e liberi. Non essere passivi e contribuire al cambiamento del paradigma:” Non basta vedere le ingiustizie e le disuguaglianze nel mondo, occorre passare all’azione nella consapevolezza che ogni nostra scelta produce effetti, dalla banca che scegliamo al cibo che consumiamo”.

Sentirsi “Fratelli tutti” è un primo grande passo per costruire un modo uguale fondato sulla dignità, il rispetto, sulla felicità di veder sorridere il nostro “Fratello” che non più ultimo cammina insieme a noi e non più invisibile, perché i suoi figli giocano e vanno a scuola con i nostri figli, mangiando allo stesso tavolo dividendo lo stesso pane.

di Claudio Caldarelli

Print Friendly, PDF & Email