Segni di contraddizione, nella Chiesa, verso il cambiamento

Sono passati ormai più di quattro anni dalla elezione di Bergoglio al pontificato, da quando il neo eletto annunciò per sé il nome di Francesco.
Fu il primo segno di contraddizione, quello del nome, che l’uomo venuto dalla fine del mondo volle dare. Il nome del santo dei diseredati, degli ultimi della terra, della “beata povertà” annunciò un cambiamento vero, che era fedeltà alle origini e negazione della struttura di potere che nei secoli si era impadronita ed aveva annichilito la comunità dell’amore dei primi cristiani.

Non è stato, non è, non sarà un lavoro facile, quello del cambiamento.

Ne è il segno di contraddizione anche la sorda resistenza degli uffici curiali del potere vaticano, che continuano a rallentare e impoverire il processo di riforma della loro struttura. Doveva terminare due anni fa, la riforma della Curia, ma è ancora lungi dalla fine. Il mese prossimo ci sarà la 22° riunione del preposto Consiglio dei 9 cardinali, che dovrà realizzare una esplicita richiesta di papa Francesco, di inserire nella struttura più donne e più giovani.
C’è la speranza del card. Marajaga, il coordinatore, di terminare il lavoro per la fine dell’anno. C’è anche peraltro la sua stessa valutazione di essere (dopo tre anni!) al 75% del lavoro … Non c’è da meravigliarsi, di questi ritardi. La Curia manifesta una forte ostilità alle richieste del pontefice (che l’ha definita, riporta il teologo Shirrmacker, come uno dei più corrotti e peccaminosi luoghi del mondo, quasi con le stesse parole usate da Martin Lutero 500 anni prima).

Ne è altro segno di contraddizione la volontà del pontefice per una piena rivalutazione della donna e del suo ruolo nella chiesa e della opposizione maschilista del mondo ecclesiastico ancorato ad antiche stupidaggini (di tanti santi, da Paolo ad Agostino, da Giovanni Crisostomo a Tommaso d’Aquino) che affermavano essere la donna soggetta all’uomo e ad esso inferiore. Con costante silenzio e tempi ancora sconosciuti per il lavoro della commissione per il diaconato permanente femminile, istituita nell’agosto 2016.

Ma si può proseguire con una contraddizione di solidarietà, a proposito di migrazioni. Senza fare riferimento alle politiche degli stati a tradizione cattolica, spesse volte ambigue od impietose, c’è da ricordare la indicazione esplicita di papa Francesco: una famiglia di migranti in ogni parrocchia. Ora, poiché sono quasi 26 mila le parrocchie in Italia, in esse potrebbero alloggiare almeno 70 mila, forse addirittura 100 mila richiedenti asilo). Purtroppo, i dati reali sono molto diversi. In Italia ci sono circa 8.000 comuni e di essi quelli che ospitano richiedenti asilo sono solo 2.600. Corrispondentemente, le parrocchie ospitanti non arriverebbero a 9 mila, come a dire che poco più del trenta per cento dei parroci risponderebbe alla richiesta di Francesco.

Sono tanti i segni di contraddizione. Da quelle sul sinodo della famiglia (per le quali qualche teologo di parte ha addirittura supposto 7 punti di eresia) a quelle sul giudizio su Medjugorje. Da quelle appassionate per la pace e contro le guerre, contro tutte le guerre, alle stranezze della Cei di scegliere Giovanni XXIII° come patrono dell’esercito italiano. Dalla scomunica contro le mafie, tutte le mafie, a certi comportamenti ambigui di preti siciliani e di processioni con la statua della Madonna che omaggia la dimora del boss della ‘ndrangheta. Dal no all’accanimento terapeutico alle raccolte di firme pro-vita a tutti i costi (per tacitare inevitabili accuse di favorire l’eutanasia ha dovuto chiamare in causa le posizioni di suoi predecessori, addirittura anche le parole di Pio XII° ).

Infine, c’è la contraddizione principale (in seno al popolo, l’avrebbe chiamata Mao Tse Tung).
Quella per cui lo accusano di comunismo, quella degli scritti per tutti, non solo per i credenti.
Quella della “Laudato sì”, dell’ “Evangelii gaudium”, dell’ “Amoris laetitia”.
Quella dell’organizzazione della società mondiale.
Non più sul profitto ma sulla solidarietà, su “ama il prossimo tuo come te stesso”, sugli stessi diritti e doveri per tutte le donne e gli uomini della terra.

Una contraddizione principale, in una società in declino, che vive senza valori, di irrealtà, di finanza, di sesso senza amore, di violenza, di consumismo parossistico.
Dalla quale non sanno distinguersi molti, troppi credenti

di Carlo Faloci

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