Il curriculum della disuguaglianza

La scuola di classe, “classe sociale” mostra tutta la sua subalternità alla ricchezza delle famiglie, escludendo ancora una volta i meno abbienti. Riapre l’ultimo mese, con gli insegnanti ancora non vaccinari, con i trasporti in sofferenza e l’edilizia scolastica senza nessun miglioramento, con la pandemia che riempie ancora gli ospedali e il contagio che non si ferma. Ma si sa, la scuola, ormai è solo una funzione dell’economia e del mercato, al servizio di un governo che nulla applica della economia sociale di Francesco.

Sul sito del Ministero dell’Istruzione, da qualche tempo, è aperta “la piattaforma per la compilazione del Curriculum dello Studente: il nuovo documento debutta quest’anno all’Esame di Stato del secondo ciclo di istruzione”. Il curriculum che mezzo milione di maturandi dovrà compilare è diviso in tre parti: Istruzione e Formazione, Certificazioni, Attività Extrascolastiche. In questa parte, i ragazzi sono invitati a inserire “informazioni sulle attività svolte in ambito extrascolastico e sulle certificazioni che possiedono, con particolare attenzione a quelle che possono essere valorizzate nell’ elaborato e nello svolgimento del colloquio”. E “al termine dell’Esame, il Curriculum sarà allegato al diploma e messo a disposizione di studentesse e di studenti all’interno della piattaforma”.

Non è una idea del ministro Patrizio Bianchi, era una delle “innovazioni” contenute nella Buona Scuola di Renzi: per fortuna finora lasciata inattuata da ministri con un residuo di consapevolezza della missione della scuola della Repubblica e della Costituzione, scrive Tomaso Montanari su Volerelaluna. Ma l’economista ferrarese cui Mario Draghi ha affidato la scuola ha rotto gli indugi, varando il Curriculum. Si tratta di una delle decisioni che chiariscono meglio la natura di questo governo: un gabinetto paleoliberista di destra, guidato dalle idee di Giavazzi e dell’Istituto Bruno Leoni, scrive ancora Montanari.

Il curriculum mette tra parentesi il diploma cui è allegato: perché al mercato non basta il valore legale del titolo di studio, e nemmeno il voto. Il mercato, cioè il capitale, cioè il profitto avido che nulla condivide, vuole sapere cosa sta comprando, o chi sta assumendo. La piattaforma del Ministero glielo dice: rendendo ben chiaro che la scuola deve servire non a formare cittadini e persone umane, ma a piazzare capitale umano sul mercato del lavoro. Le risorse umane, asservite all’economia della ricchezza e non all’economia sociale di Papa Francesco. Questo curriculum serve egregiamente a far capire che tipo di “pezzo di ricambio” è la ragazza/o cui sta attaccato, proprio come un cartellino sta su prodotto al supermercato.

Ma il peggio è legato alle Attività Extrascolastiche. Le commissioni della maturità si troveranno a interrogare e a valutare anche in base a un esplicito documento della isso di diseguaglianza economica, sociale, e culturale che divide e inghiotte le ragazze/i della nostra scuola. Perché è chiaro a tutti che i soggiorni all’estero, i viaggi, sport, corsi di lingua, di teatro, musica e tanto altro, che verranno inseriti nelle attività Extrascolastiche certificheranno solo una cosa: la ricchezza e la povertà delle rispettive famiglie. I figli dell’operaio della ex Ilva, ingiustamente licenziato, come scrive Susi Ciolella sull’articolo di copertina,  non potranno andare all’estero, o pagare corsi di lingua, così i figli dei disoccupati e cassaintegrati. Non conterà più l’impegno nello studio, ma l’agiatezza della vita. Più si è ricchi, più si avrà un curriculum migliore, più si avrà possibilità di trovare lavoro. Dalla scuola del grembiule, solennemente egualitaria, siamo passati a un’esibizione della ricchezza autorizzata, anzi sollecitata dal ministero. La scuola di classe è servita su un piatto d’argento all’economia di mercato, creando una ulteriore disparità e disuguaglianza calpestando ancora una volta la Costituzione.

Papa Francesco ci insegna che da questa pandemia non si esce come prima: ma solo migliori o peggiori. Che dopo due anni scolastici all’insegna della più turpe diseguaglianza, scrive ancora Montanari, perché è questa, e non già l’ignoranza, la più grave conseguenza della didattica a distanza, il Ministero della già Pubblica, ma sempre più privata, Istruzione, se ne esca con una simile nefandezza, lascia pensare che ne usciremo certamente peggiori.

Salvatore Cingari, storico delle dottrine politiche,nel suo ultimo libro “La meritocrazia” (Futura 2020) scrive come  “questi processi svuotino la scuola della sua funzione etica  proprio nella misura in cui cercano di valorizzare il merito in una prospettiva competitiva che divide docenti e studenti in vincenti e perdenti, anziché come incomparabile potenzialità di ognuno. È proprio la coniugazione con la competizione che sottrae il merito alla sfera della libera realizzazione della propria individuale differenza, dell’espressione dei talenti nella vasta accezione possibile della messa in comune della diversità, facendolo diventare parola chiave della diseguaglianza e della omologazione”. Che il merito così inteso non possa essere altro che la manifestazione dello status economico della famiglia delle studentesse/studenti è ovvio: ma se si arriva a far considerare alle commissioni della maturità le “attività extrascolastiche” (che per una ragazza/o di 18 anni non possono che essere quelle garantitegli dalla famiglia e dal reddito) significa che ormai questa ratifica della diseguaglianza per censo non è un effetto collaterale, ma proprio il fine ultimo assegnato alla scuola dal sistema della economia del profitto, oligarchicamente rappresentato dal governo Draghi.

Maurizio Crozza, nella sua imitazione, ritrae il ministro Bianchi a giocare a carte col morto: e il morto è la scuola.

di Claudio Caldarelli

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