O Bomb I love you

Nel 1958 Gregory Corso, il poeta americano della Beat Generation, dopo aver assistito in Inghilterra a una manifestazione contro le armi nucleari scrive Bomb. È una lettera, una poesia d’amore all’atomica e i versi sono stesi sulla pagina in modo da assumere la forma grafica di un fungo di reazione nucleare. La sua è una provocazione ancora più radicalmente pacifista, perché coglie una radicale contraddizione. Ci si batteva con tanto odio e furore umano contro quella micidiale arma, la quale, però, era altrettanto umana. Scrive Fernanda Pivano, nota traduttrice e grande amica personale dei poeti e scrittori di quell’avanguardia letteraria americana: “Non capì perché tutti provavano orrore per la bomba atomica e non ne provavano invece nel vedere i bambini abbandonati nei parchi, o gli  uomini che morivano sulle sedie elettriche. Perché tutti odiavano la bomba atomica e non odiavano invece il flagello e l’ascia, la catapulta di Leonardo da Vinci e i tomahawk indiani, la spada di San Michele e la lancia di San Giorgio, la pistola che uccise (il poeta francese) Verlaine e le armi dei gangster? Perché tutti avevano paura di morire per la bomba atomica e non avevano paura di morire annegati, fulminati, di cancro o, peggio di tutto, di vecchiaia?”.

La lunga poesia in forma grafica di fungo atomico di Gregory Corso la potete trovate in rete anche nella sua traduzione in italiano. Il poeta, tra l’altro, ha vissuto diversi anni a Roma. Passava molte ore della sua giornata a Campo de’ Fiori, tra la vineria chiamata allora con il nome dei suoi proprietari Giorgio e Roberta, e l’ancora attuale storico Cinema Farnese.

La contraddizione colta in modo così radicalmente poetico – ormai quasi settant’anni fa – da Gregory Corso era stata sistematizzata in maniera logicamente più rigorosa e storicamente più conseguente nell’opera del nostro grande filosofo Emanuele Severino: “La civiltà occidentale si presenta oggi come civiltà della tecnica, ossia come organizzazione dell’applicazione della scienza moderna all’industria. È da questa organizzazione che i popoli privilegiati – ossia quelli che l’hanno costruita – ricevono tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere (e forse in futuro questo potrà accadere per tutti i popoli del pianeta); ma è ancora questa organizzazione ad avere predisposto le condizioni dell’annientamento della razza umana in seguito a una catastrofe nucleare. La situazione mondiale contemporanea è cioè incomprensibile se non si fa riferimento all’incidenza e all’incombenza su di essa da parte della tecnica; e la tecnica è a sua volta incomprensibile se non viene pensata in relazione alla scienza moderna”.

Nel presente noi possiamo attualizzare il pensiero poetico esplosivo di Gregory Corso e quello filosofico strutturalmente stabile di Emanuele Severino con una nuova formulazione. Il pericolo atomico incombente è la concrezione, ossia il mostrarsi a noi in forma temporalmente e spazialmente ravvicinata, anzi immediata di una catastrofe ambientale, distruttiva dell’intero pianeta, che in realtà, però, è già progressivamente e inarrestabilmente in atto non per via nucleare, ma per causa di produzione a mezzo profitto. Ossia non è possibile separare la risultante tecno-scientifica ultima, la Bomba, da tutto il processo economico-produttivo di estrazione violenta del pianeta che ne è alla base, e che non solo la costituisce, ma la alimenta ininterrottamente. 

Per questo Gregory Corso svela che ognuno di quei furenti odiatori dell’atomica, in realtà stanno esclamando: O Bomb I love you, O Bomba ti amo. E lo fa provocatoriamente lui, ma  per essi, proprio con questo verso d’amore posto quasi alla fine della sua lunga poesia in forma di fungo atomico. Ma c’è speranza che gli Stati, i vecchi e nuovi imperi possano arrivare a comprendere questo, ad ascoltare i tanti poeti e filosofi della vita quotidiana che ancora sentono – sebbene contraddittoriamente – il respiro del pianeta che pulsa dentro di loro? Non è possibile farsi illusioni, perché i massimi esponenti di quelle potenze sono anche la massima espressione del distacco dell’umano, di tutto l’umano – anche quello poetico e filosofico – dall’insieme esistenziale universale.

Scrive Emanuele Severino: “Ma è la filosofia, e precisamente la filosofia nella sua forma classica, cioè greca, ad aver aperto lo spazio all’interno del quale è stato possibile costruire ciò che chiamiamo “scienza moderna”. Tutti i parti sono dolorosi. A volte la partoriente muore dando alla luce la propria creatura. La nascita della scienza moderna viene comunemente interpretata come un distacco traumatico, una separazione violenta della scienza dalla filosofia. Ed è certamente difficile contestarlo. Ma il difetto di questa interpretazione è di non aver occhi che per i dolori del parto e per la morte della partoriente, facendo così perdere di vista che, innanzitutto, ciò con cui si ha a che fare è un parto, dove la partoriente, anche se soffre e muore, consegna la propria essenza al nuovo essere per il quale essa muore, ma nel quale tuttavia essa sopravvive.”.

Quell’originario respiro madre, tanto poeticamente quanto criticamente, tenta di svelare la percezione e il pensiero razionale più profondo che può unificare il mondo e la gloriosa gioia dell’esistenza. Al tempo stesso, però, dentro di esso si avvia contraddittoriamente anche la trasformazione, la manipolazione tecnica dell’essere, di ogni essere nel mondo. Eppure quell’origine pulsa ancora viva, potente dal sottosuolo epidermico del presente, fino alla più alta, violenta e potenzialmente distruttiva tecno-scienza nucleare. E tale respiro non può che tornare a manifestarsi, oltre il formarsi e disfarsi delle mutevoli nubi nel cielo del divenire umano.

Riccardo Tavani

Ecco, nella sua traduzione in italiano, Bomb, la famosissima poesia a forma di fungo atomico di Gregory Corso, “Questa poesia fu ispirata a Gregory Corso da una dimostrazione contro la bomba atomica alla quale il poeta assisté in Inghilterra nel 1958.Di quella dimostrazione non lo impressionò tanto lo scopo quanto la carica di odio, di violenza, di rabbia. Un odio simile, una violenza simile gli parvero almeno altrettanto mostruosi che la bomba e gli parve che la mostruosità distruggitrice della bomba non fosse diversa dalla mostruosità distruggitrice di uomini che tentavano di annientare una cosa nel momento stesso che l’avevano creata.

(…) Così Gregory Corso scrisse una lettera d’amore alla bomba atomica; e non capì perché tutti inorridissero. Perché tutti provavano orrore per la bomba atomica e non ne provavano invece nel vedere «i bambini abbandonati nei parchi» o «gli uomini che muoiono sulle sedie elettriche»?
Perché tutti odiavano la bomba atomica e non odiavano invece il flagello e l’ascia, la catapulta di Leonardo da Vinci e i tomahawk indiani, la spada di San Michele e la lancia di San Giorgio, la pistola che uccise Verlaine e le armi dei gangsters? Perché tutti avevano paura di morire per la bomba atomica e non avevano paura di morire annegati o fulminati, morire di cancro o, peggio di tutto, di vecchiaia?”

Fernanda Pivano

BOMB


Incalzatrice della storia Freno del tempo Tu Bomba
Giocattolo dell’universo Massima rapinatrice di cieli Non posso odiarti
Forse che l’odio il fulmine scaltro la mascella di un asino
La mazza nodosa di Un Milione di A.C. la clava il flagello l’ascia
Catapulta Da Vinci tomahawk Cochise acciarino Kidd pugnale Rathbone
Ah e la triste disperata pistola Verlaine Puskin Dillinger Bogart
E non ha S. Michele una spada infuocata S. Giorgio una lancia Davide una fionda
Bomba sei crudele come l’uomo ti fa e non sei più crudele del cancro
Ogni uomo ti odia preferirebbe morire in un incidente d’auto per un fulmine annegato
Cadendo dal tetto sulla sedia elettrica di infarto di vecchiaia di vecchiaia O Bomba
Preferirebbe morire di qualsiasi cosa piuttosto che per te Il dito della morte è indipendente
Non sta all’uomo che tu bum o no La Morte ha distrutto da un pezzo
il suo azzurro inflessibile Io ti canto Bomba Prodigalità della Morte Giubileo della Morte
Gemma dell’azzurro supremo della Morte Chi vola si schianterà al suolo la sua morte sarà diversa
da quella dello scalatore che cadrà Morire per un cobra non è morire per del maiale guasto
Si può morire in una palude in mare e nella notte per l’uomo nero
Oh ci sono morti come le streghe d’Arco Agghiaccianti morti alla Boris Karloff
Morti insensibili come un aborto morti senza tristezza come vecchio dolore Bowery
Morti nell’abbandono come la Pena Capitale morti solenni come i senatori
E morti impensabili come Harpo Marx le ragazze sulla copertina di Vogue la mia
Proprio non so quanto sia terribile la MortePerBomba Posso solo immaginarlo
Eppure nessuna morte di cui io sappia ha un’anteprima così buffa Panoramo
una città la città New York che straripa a occhi desolati rifugio nel subway
Centinaia e centinaia Un precipitare di umanità Tacchi alti piegati
Capelli spinti indietro Giovani che dimenticano i pettini
Signore che non sanno cosa fare delle borse della spesa
Impassibili distributori automatici di gomma Ma 3° rotaia pericolosa lo stesso
Ritz Brothers del Bronx sorpresi sul treno A
La sorridente réclame del Schenley sorriderà sempre
Morte Folletto Bomba Satiro Bombamorte
Tartarughe che esplodono sopra Istanbul
La zampa del giaguaro che balza
per affondare presto nella neve artica
Pinguini piombati contro la Sfinge
La cima dell’Empire State
sfrecciata in un campo di broccoli in Sicilia
Eiffel a forma di C nei Magnolia Gardens
S. Sofia atletica Bomba sportiva
I templi dell’antichità
finite le loro grandiose rovine
Elettroni Protoni Neutroni
che raccolgono capelli Esperidi
che percorrono il dolente golf dell’Arcadia
che raggiungono timonieri di marmo
che entrano nell’anfiteatro finale
con un senso di imnodia di tutte le Ilio
annunciando torce di cipressi
correndo con pennacchi e stendardi
e tuttavia conoscendo Omero con passo aggraziato
Ecco la squadra del Presente in visita
la squadra del Passato in casa
Lira e tuba insieme congiunte
Odi e wurstel soda oliva uva
galassia di gala usciere togato
e in alta uniforme O felici posti a sedere
Applausi e grida e fischi eterei
La presenza bilione del più grande pubblico
Il pandemonio di Zeus
Hermes che corre con Owens
La Palla lanciata da Buddha
Cristo che picchia la palla
Lutero che corre alla terza base
Morte planetaria Osanna Bomba
Fa sbocciare la rosa finale O Bomba di Primavera
Vieni con la tua veste di verde dinamite
libera dalla macchina l’occhio inviolato della Natura
Davanti a te. li Passato raggrinzito
dietro dl te il Futuro che ci saluta O Bomba
Rimbalza nell’erbosa aria da tromba
come la volpe nell’ultima tana
tuo campo l’universo tua siepe la terra
Salta Bomba rimbalza Bomba scherza a zig zag
Le stelle uno sciame d’api nella tua borsa tintinnante
Angeli attaccati ai tuoi piedi giubileo
ruote di pioggialuce sul tuo scanno
Sei attesa e guarda sei attesa
e i cieli sono con te
osanna Incalescente gloriosa liaison
BOMBA O strage antifonia fusione spacco BUM
Bomba fa l’infinito una Improvvisa fornace
distendi il. tuo Spazzare che abbracci moltitudini
avviati orribile agenda
Stelle del Carro pIaneti carnaio elementi di carcassa
Fa’ cadere l’universo salta ciucciante coi dito in bocca
sui suo da tanto da tanto morto Neanche
Dal tuo minuscolo peloso occhio spastico
espelli diluvi dl celestiali vampiri
Dal tuo grembo invocante
vomita turbini di grandi vermi
Squarcia Il tuo ventre o Bomba
dal tuo ventre fa’ sciamare saluti di avvoltolo
incalza col tuoi moncherini stellati dl iena
lungo il margine del Paradiso
Bomba O finale Pied Piper
sole e lucciola valzeggiano dietro la tua sorpresa
Dio abbandonato zimbello
Sono la Sua rada falso-narrata apocalisse
Lui non può sentire le un-bel-giorno
profanazioni del tuo flauto
Lui è rovesciato sordo nell’orecchio pustoloso del Silenziatore
il Suo Regno un’eternità di cera vergine
Trombe tappate non Lo annunciano
Angeli sigillati non Lo cantano
Un Dio senza tuoni Un Dio morto
Bomba il tuo BUM la Sua tomba,
Che io mi chini su un tavolo di scienza
astrologo che guazza in prosa di draghi
quasi esperto dl guerre bombe soprattutto bombe
Che io sia incapace di odiare ciò che è necessario amare
Che io non possa esistere in un mondo che consente
un bimbo abbandonato in un parco un uomo morto sulla sedia elettrica
Che io sia capace di ridere di tutte le cose
dl tutte quelle che so e quelle che non so per nascondere il mio dolore
Che dica di essere un poeta e perciò amo ogni uomo
sapendo che le mie parole sono la riconosciuta profezia di ogni uomo
e le mie non parole un non minore riconoscimento,
che io sia multiforme
uomo che Insegue le grandi bugie dell’oro
poeta che vaga tra ceneri luminose
come mi immagino
un sonno con denti di squalo un mangia-uomini di sogni
Allora non ho bisogno di esser davvero esperto di bombe
Per fortuna perché se le bombe ml sembrassero larve
non dubiterei che diventerebbero farfalle
C’è un inferno per le bombe
Sono laggiù Le vedo laggiù
Stan li e cantano canti
soprattutto canti tedeschi
e due lunghissimi canti americani
e vorrebbero che ci fossero altri canti
specialmente canti russi e cinesi
e qualche altro lunghissimo canto americano
Povera piccola Bomba che non sarai mal
un canto eschimese io ti amo
voglio mettere una caramella
nella tua bocca forcuta
Una parrucca di Goldilocks sulla tua zucca pelata
e farti saltellare con me come Hansel e Gretel
sullo schermo di Hollywood
O Bomba in cui tutte le cose belle
Morali e fisiche rientrano ansiose
fiocco di fata colto dal
più grande albero dell’universo
lembo di paradiso che dà
un sole alla montagna e al formicaio
Sto In piedi davanti alla tua fantastica porta gigliale
Ti porto rose Midgardian muschio d’Arcadia
Rinomati cosmetici delle ragazze del paradiso
Dammi il benvenuto non temere, la tua porta aperta
né il grigio ricordo del tuo freddo fantasma
nè i ruffiani del tuo tempo incerto
il loro crudele sciogliersi terreno
Oppenheimer è seduto
nella buia tasca di Luce
Fermi è disseccato nei Mozambico della Morte
Einstein la sua boccamito
una ghirlanda di patelle sulla testa di calamari lunari
Fammi entrare Bomba sorgi da quell’angolo da topo gravido
non temere le nazioni del mondo con le scope alzate
O Bomba ti amo
Voglio baciare il tuo clank mangiare il tuo bum
Sei un peana un acmé dl urli
un cappello lirico del Signor Tuono
fai risuonare le tue ginocchia di metallo
BUM BUM BUM BUM BUM
BUM tu cieli e BUM tu soli
BUM BUM tu lune tu stelle BUM
notti tu BUM tu giorni tu BUM
BUM BUM tu venU tu nubi tu nembi
Fate BANG voi laghi voi Oceani BING
Barracuda BUM e coguari BUM
Ubanghi BANG orangutang
BING BANG BONG BUM ape orso scimmion
tu BANG tu BONG tu BING
la zanna la pinna la spanna
Si Si In mezzo a noi cadrà una bomba
Fiori balzeranno di gioia con le radici doloranti
Campi si inginocchieranno orgogliosi sotto gli halleluia del vento
Bombe-garofano sbocceranno Bombe-alce rizzeranno le orecchie
Ah molte bombe quel giorno intimidiranno gli uccelli in aspetto gentile
Eppure non basta dire che una bomba cadrà
sia pure sostenere che il fuoco celeste uscirà
Sappiate che la terra madonnerà in grembo la Bomba
che nel cuore degli uomini a venire altre bombe. nasceranno
bombe da magistratura avvolte in ermellino tutto bello
e si pianteranno sedute sui ringhiosi imperi della terra
feroci con baffi d’oro.

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