L’emergenza umanitaria in Turchia
l mese di marzo è giunto anche quest’anno. Si risvegliano gli amori, gli uccelli intonano piacevoli melodie e quasi tutti siamo felici. Già, quasi, perché con l’arrivo della primavera scorgiamo nuovamente l’arrivo dei migranti sulle coste turche. Nonostante il governo di Ankara scoraggi i trafficanti di uomini, gli sbarchi continuano e con l’avanzata dell’IS in Libia e Siria la stagione si preannuncia alquanto difficile.
Lo scorso autunno l’ U.E. ha concesso tre miliardi di euro alla Turchia per fronteggiare l’emergenza, in cambio essa bloccherebbe il flusso verso l’Europa. Ad oggi, però, si sono verificate due cose:
• Innalzamento di muri in Macedonia e Ungheria (tra le altre)
• Restrizione del trattato di Schengen (quel famoso trattato che permette la libera circolazione delle merci e delle persone all’interno dell’U.E.).
Alcuni stati come Grecia, Macedonia e Ungheria pagano a caro prezzo tutto questo, altri come la Germania cercano soluzioni soddisfacenti per i propri interessi, o meglio mantengono un ruolo guida nell’ U.E. Mancano delle regole condivise, l’unico organismo che impone diktat in Europa è la B.C.E., nessuno controbatte le parole di Mario Draghi, tutti pensano soltanto all’andamento economico. La situazione è incontrollabile, in questo contesto si inserisce la Turchia che è libera di trattare, se non di minacciare.
L’ultima proposta vagliata dal governo turco riguarda l’impiego di altri tre miliardi di euro (sei in totale), per scongiurare altre vittime, in cambio il premier Davatoglu chiede ad ogni stato U.E. di accogliere i migranti che ora sono collocati nelle città- satelliti turche. Proposta opinabile, in quanto non cambierebbe nulla, non si scoraggerebbero i trafficanti, né tantomeno avremmo una distribuzione equa. In pratica la Turchia sostiene che, per accogliere altri migranti deve liberarsi di quelli sbarcati finora nel suo territorio.
Rabbrividisco per la situazione che scaturirà, si tratterà, ancora una volta, di una guerra tra poveri, tra ospitanti e ospitati. La frase comune del tipo: “Un immigrato guadagna trenta euro al giorno”riecheggerà ancora nelle nostre menti. A quel punto salirà in noi la rabbia, verso un’Unione Europea che protegge i più potenti, penseremo quasi che sia nemica dei cittadini, e che in fondo è uno stato federale sottomesso ai diktat tedeschi. Gli stati, come l’Italia, useranno i fondi per alimentare la corruzione,fregandosene del problema reale, e i cittadini, non solo saranno diffidenti verso lo stato, ma avranno paura anche dei profughi. A pagarne le conseguenze saranno i profughi che già stremati dalla guerra, dalla fame, dalle lunghe peregrinazioni, guarderanno inermi una situazione paradossale e continueranno soltanto a soffrire.
Dopo queste brevi riflessioni mi rimane soltanto la speranza di miglioramento in Siria, mentre sto scrivendo infatti è stata proclamata una tregua, e l’insediamento nel più breve tempo possibile di un governo in Libia. Bisogna intervenire, blocchiamo i “viaggi della speranza”, poniamo misure più severe per i trafficanti di uomini. Ormai, i trafficanti hanno percepito il business derivante da tali operazioni, addestrano appositamente uomini e ricattano persone povere che cercano inutilmente la salvezza. Spesso, per queste persone il mare diventa la tomba, altre volte vivono l’inferno dei centri d’accoglienza, esse credono in una vita migliore che rimane soltanto un’utopia irrealizzabile, chiusa in un cassetto assieme alla speranza.
di Daniele Altina