Emanuele Basile: il capitano ucciso alle spalle dalla Mafia, mentre teneva in braccio la sua piccola

Ludovica

Emanuele Basile è di Taranto, ha studiato presso l’Accademia Militare di Modena ed è comandante presso la stazione dei Carabinieri di Monreale, a Palermo.

Ha 30 anni, una moglie e una figlia di 4 anni, Barbara. La notte del 4 maggio del 1980, i tre stanno tornando a casa dopo essere stati alla festa del Patrono. All’improvviso il capitano viene colpito alle spalle da un’arma da fuoco. Istintivamente protegge la piccola Barbara, che teneva tra le braccia, e le fa da scudo con il suo corpo. Barbara cade a terra, sotto il corpo insanguinato del padre, che le ha salvato la vita. La moglie si salva grazie ad un’agendina con la copertina in argento massiccio che tiene in borsa, regalatagli dal marito, in cui si conficca uno dei proiettili.

La donna urla verso gli assassini, e successivamente la sua sarà una testimonianza importante e dettagliata.

Emanuele viene portato d’urgenza all’ospedale di Palermo, in cui viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico che non riuscirà a superare.

Al suo fianco, in ospedale, il suo amico Paolo Borsellino, al quale il capitano aveva fornito importanti informazioni riguardo delle indagini in cui aveva scoperto un traffico di droga gestito dai “corleonesi”.

Le indagini sono andate avanti a lungo, i 3 sospettati sono stati arrestati la notte stessa dell’assassinio, ma al momento della sentenza definitiva,12 anni dopo, due erano stati uccisi e il terzo è stato condannato all’ergastolo.

Il Capitano Emanuele Basile è stato insignito di medaglia d’oro al valor civile, e ogni anno il 4 maggio a Monreale si tiene una cerimonia in suo onore.

La figlia e la moglie ora vivono a Milano. Non vogliono tornare in quelle terre, fa troppo male ricordare quella notte in cui la Mafia gli ha strappato via il loro uomo, davanti ai loro occhi.

di Ludovica Morico

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