Il coraggio di Arturo, nato così

Lamberto

“Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”. Così De Gregori fissava i valori fondamentali di un buon calciatore. E ad Arturo Mariani, stella della Nazionale di Calcio Amputati, il coraggio non manca di certo. 22 anni, nato senza una gamba, con un grande sogno: quello di giocare a calcio. Impossibile, per qualcuno, ma non per lui. Ora è uscito il suo libro “Nato Così”, in cui parla della sua storia e delle sue vittorie. Ce le siamo fatte raccontare anche noi.

Quando hai iniziato a giocare a pallone?

Gioco a pallone da quando ho iniziato a muovere i primi passi con la protesi, facevo molta fatica ma la soddisfazione che provavo nel giocare mi ripagava di tutti i dolori che la protesi mi procurava. Anche quando giocavo da solo sul terrazzo di casa,  era come stare in un vero campo di calcio e disputare partite a livello professionistico. Crescendo questa passione mi ha sempre accompagnato, sognavo di essere un grande calciatore e nello stesso tempo mi  rendevo conto anche di quanto fosse arduo solo pensarlo. Ma  niente è impossibile, così, attraverso facebook, mi sono messo in contatto con altri ragazzi nella mia condizione e abbiamo messo su una squadra con il supporto del CSI, siamo diventati la Nazionale Italiana di Calcio Amputati. 

Ti sei mai sentito discriminato?

Sarebbe troppo bello poter dire no. Man mano che crescevo ho iniziato a vivere la percezione di sentirmi discriminato: a scuola ad esempio, quando non potevo partecipare alle gite, oppure quando per giocare a calcio mi trovavo di fronte a strutture inadeguate per accogliere ragazzi nella mia situazione, per non parlare degli sguardi di diffidenza della gente comune.

Qual è l’insegnamento che stai portando ai ragazzi delle scuole?

È un messaggio di speranza, di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà e di lottare per realizzare i propri sogni, partendo proprio dal saper accogliere i propri limiti.

Cosa ti ha spinto a scrivere “Nato così”?

La motivazione del libro sta nel poter trasmettere un messaggio diverso, attraverso una  testimonianza che va ”contro corrente”, coniugare il binomio sofferenza-gioia  diventa una vera sfida in una società dove che chi vive una condizione  come la mia, viene considerato “diverso” . Nella mia esperienza ho capito che questo termine non rende giustizia  alla dignità della persona e quindi dopo aver fatto diverse esperienze importanti nella mia vita, è nata l’idea di scrivere un libro per condividerle,  nel tentativo di  ribaltare qualche luogo comune. Riscoprendo un principio fondamentale: siamo tutti diversamente uguali.

In molti denunciano una mancanza di apertura del mondo dello sport verso i diversamente abili, come deve cambiare il calcio?

Lo sport deve dare la giusta dignità a tutte le diverse abilità, che sono una vera ricchezza per la nostra società, per renderla più umana e meno discriminante. Il calcio, come tutto lo sport, deve abbattere le barriere, di ogni tipo.

De Gregori diceva che un giocatore si vede “dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”. Quali sono le tre doti che secondo te fanno il calciatore?

Umiltà, rispetto e passione in quello che fai. 

di Lamberto Rinaldi