Rapporto Censis. 11 milioni gli italiani che rinunciano alle cure mediche

Barbara

A rischio le fasce più deboli della popolazione, anche i cosiddetti “millennial”

Arrivati ad una certa età, il rischio è di prestar poca attenzione alla salute. Si tratta però di una scelta intrapresa non più solo dai cittadini anziani, ma anche dai più giovani. Un dato che sta assumendo proporzioni preoccupanti, poiché riflette una decisione intrapresa da ben 11 milioni di italiani. Ad esporlo è il Rapporto Censis, commissionato da Rbm Assicurazione Salute (società privata che vende polizze a copertura di spese sanitarie), e presentato pochi giorni fa al Roma al VI ‘Welfare Day’. Sono appunto 11 milioni gli italiani che scelgono di rinunciare a cure mediche adeguate, ovvero due milioni in più rispetto al 2012. Per quanto possa sembrare scontato, le motivazioni alla base di questo dato risiedono nell’attuale crisi economica, riversandosi principalmente sulle fasce più deboli della popolazione, ovvero 2.4 milioni di anziani e 2.2 milioni di millennial, la generazione nata tra la metà degli anni Ottanta e i primi anni del Duemila. “E’ chiaro che il Sistema Sanitario deve fare i conti con la grave crisi economica che le famiglie stanno vivendo – ha commentato la stessa Beatrice Lorenzin, Ministro della Sanità. Sembra appunto fin troppo scontato, eppure le difficoltà di mantenimento degli attuali nuclei familiari e dei cittadini, pigiati dalla disoccupazione o da impieghi instabili, inducono gran parte degli italiani a dover selezionare le priorità della propria spesa. E, a meno che non si tratti di cure urgenti, è la salute a subire questa drastica “sforbiciata”. Una rinuncia che combacia, probabilmente, anche col fatto che l’Italia è, in Europa, uno dei paesi fanalino di coda per quanto concerne la spesa pubblica in materia sanitaria. Inoltre, pur essendo incrementata la spesa sanitaria del 3.2% nel biennio 2013-2015 circa, si tratta di un dato che favorisce le fasce più benestanti della popolazione. È pur vero che sono 34.5 miliardi di euro quelli spesi dai cittadini italiani per la spesa sanitaria, ma sempre più frequentemente si preferiscono strutture private, vuoi per stemperare le file d’attesa troppo lunghe (patite dal 72.6% di chi le ha abbandonate, un’attesa per cui 7.1 milioni d’italiani si sono rivolti all’intramoenia), vuoi perché oramai il ticket delle strutture pubbliche è aumentato, fino a superare il costo della stessa prestazione in una clinica privata. Basti pensare che il 45.4% dei cittadini ha pagato tariffe nel settore privato uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico. “La lunghezza delle liste d’attesa è il paradigma – secondo l’indagine Censis – delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d’attrazione della sanità a pagamento”. Sorge allora un dubbio: proprio perché le cure mediche risultano un diritto del cittadino italiano, e considerando la situazione del settore sanitario, non sarebbe il caso di favorire le fasce più deboli con maggiori sgravi ed incentivi alla prevenzione?

di Barbara Polidori

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