La vita delle donne

Patrizia

 

 

 

 

La vita delle donne, a volte, è soggetta al ritmo ancestrale di uomini padroni. Ti amo, mi lasci, sei mia, tua è la mia vita e ho deciso di ucciderti.

A volte il suono cupo dei tamburi che precede il sacrificio della donna si sente da lontano. Non è velato, non è nascosto. E’ un crescendo che aumenta i ritmi del cuore, per ogni telefonata, per ogni incontro sempre più carico di minacce, per ogni messaggio che urla odio.

Tum, tum. Il cuore, il cuore impazzito, sembra volersi trasferire in gola o nella testa. Batte, forte, mentre lo sguardo scorre sulle parole in pixel, sentendosi travolgere, non trovando una soluzione. La mano tra i capelli in cerca di un sostegno, mentre si parla con l’amica, raccontandole il fastidio, la paura di trovarsi davanti quell’uomo, con quel volto sempre meno amato, sempre più temuto.

E poi si diventa pagina di un giornale. “Giovane donna strangolata e bruciata dal suo ex”. “Avvelenata donna incinta dal suo compagno”. “Uccide la moglie e poi si spara”.  Pagine di un giornale letto con la sensazione che non si riesce ad educare al rispetto per le scelte della parte femminile del mondo. A volte l’amore finisce. Non si può uccidere perché si viene abbandonati o traditi. Non si può uccidere perché si vuole trattenere per sé l’oggetto di desiderio. Gelosia, proprietà, possessività, non sono sentimenti che possono accompagnarsi con la parola amore.

Donne uccise, dagli occhi belli, con una vita davanti, speranza nel cuore. Voglia di amare e di essere amate.

Piccola giovane bambina, rincorsa, costretta a scendere dall’auto, con l’odore di alcool addosso, in fuga nel mattino, tanta paura con la certezza di non riuscire a sfuggire al volto deformato dall’odio di un uomo, un ex. Le ha tolto il respiro, le ha tolto ogni luce dagli occhi e poi, con l’ultimo oltraggio, ha dato fuoco all’alcool che le aveva spruzzato addosso, terrorizzandola.

Se fosse stata la mia bambina … e se fossi stata io …

Il timore di gesti insani, senza pietà né motivo, che possono esse ripetuti, che sono una costante nel mondo, di cui non ci si riesce a liberare. Donne viste come oggetti da possedere, di cui non si teme la reazione, perché fisicamente più deboli.

A volte non si riesce nemmeno  a credere che, chi ci ha amato, possa anche ucciderci. Eppure accade, troppo spesso, e non ha senso né valore cercare le ragioni. Si dovrebbe probabilmente prima educare al rispetto, poi, se educare non basta, punire severamente chi uccide, ferisce, violenta, colpisce, deturpa una donna. Perché non esistono giustificazioni accettabili per la violenza da chiunque provenga.

di Patrizia Vindigni