Italia, ricordi “Non è la Rai”? Ventuno anni fa l’ultima puntata

Salvo

Della serie: programmi che hanno fatto la storia. Il 30 giugno 1995, dopo quattro lunghi anni di diretta quotidiana su quello che allora era il palinsesto Fininvest (e da cui deriva il nome del programma), terminava il fenomeno televisivo più in voga dei primi ’90. Si chiudeva tra le lacrime di Ambra Angiolini e le note di “T’appartengo”, che negli anni successivi diventerà il vero simbolo di quell’esperienza.

Ma “Non è la Rai” non era solo Ambra. Era infatti anche Enrica Bonaccorti, al timone del programma nella prima edizione del 1991; era Paolo Bonolis, che lo presentò nella stagione successiva; era Alessia Mancini, Alessia Merz, Romina Mondello, Laura Freddi, Antonella Mosetti, Nicole Grimaudo, Cristina Quaranta, Miriana Trevisan, Maria Monsè, Lucia Ocone, Claudia Gerini e tante altre che di lì a poco verranno proiettate nel mondo del cinema o dello spettacolo.

Come appunto la Gerini, che diventerà un’icona del cinema italiano recitando al fianco di un mostro sacro come Carlo Verdone (celebre è, ad esempio, la sua interpretazione trasgressiva nel film “Viaggi di nozze”, uscito nelle sale proprio in quel 1995). Tuttavia ci fu anche chi, come Francesca Pettinelli, nonostante l’ampio spazio conquistato nella terza edizione, abbandonò il programma poco dopo il suo inizio perché a detta sua le nuove colleghe quattordicenni erano troppo giovani per non avere una fortissima rivalità tra loro.

Al di là delle ragazze, gran parte del merito di “Non è la Rai” è da attribuire, in ogni caso, all’intuizione di Gianni Boncompagni, che ideò il tutto attingendo il nome dalla trasmissione radiofonica condotta negli anni ’70 al fianco di Renzo Arbore (“No, non è la Bbc”), per poi applicarlo al contesto Fininvest. Suo fu soprattutto il merito di puntare fortemente su Ambra, nonostante alcuni difetti di pronuncia derivanti dall’essere cresciuta nella periferia romana (come infatti svelato di recente a Massimo Giletti nel corso di “Domenica In”, l’allora sedicenne originaria di Ottavia non riusciva a dire correttamente “borsa”, pronunciando la z in luogo della s).

Oggi, a distanza di ventuno anni esatti da quella fortunatissima avventura, restano le canzoni, i video reperibili in rete e i tanti ricordi di chi, all’epoca adolescente, inseguiva il sogno di diventare una soubrette. Ecco, il 30 giugno 1995 forse non terminava solo una trasmissione, ma una generazione di sognatrici che, nonostante l’attuale varietà di programmi, solo “Non è la Rai” era in grado di produrre.

di Massimo Salvo

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