Notte d’estate

Luca

Dell’estate amo il dispiegarsi annunciato della notte, il suo incedere lento e scoperto quando la sera, dismessa ogni fretta, pare disporsi ad accogliere il piacere della sua quieta trasmutazione nel prolungamento dell’ora.

E’ un momento esatto, vivido di una sua precisa indeterminatezza. E’ una soglia sospesa, vaporosa, tremolante. Un punto che si compie per progressivo cedimento, senza sforzo, poiché d’estate la notte non vive più di rapina. Il buio non assale più d’improvviso l’ultima luce: colloquiale si annuncia di lontano e, adesso, invita il chiarore a trasfondersi in leggera e fresca oscurità, nello scroscio di bruni sempre più fondi.

E’ lo spettacolo della luce che lenta rabbuia, nelle notti d’estate, per ammantare di velluto scuro miliardi di luci sfavillanti. Sulla trama del cielo s’accendono firmamenti di stelle e la sua volta mostra il ricco intarsio dello zodiaco. Il cielo, pulsante di pianeti, racconta – d’estate – la storia di un universale richiamo. E’ il richiamo dell’Infinito, di quella pienezza che – scrive Sartre – “ci fa sentire giustificati d’esistere”. E’ verso questa ‘pienezza’ d’Amore che – inavvertitamente – nella notte delle stelle cadenti, ad agosto puntiamo gli occhi.

E’ la scena di un colossale film che Amore replica ogni estate. Campo lungo, lontananza, l’orizzonte si arrossa al tramonto. Campo medio di violetti, indaco e rosa tra nubi frastagliate di coni luminescenti. Carrello a scendere e – incredibile – l’aria nera al suolo, mostra la sua natura di luce. Fuori campo, intanto, qualcuno abbassa i cursori luminosi della terra e, gradatamente, fa salire le luminarie del cielo. Primo piano: stelle. Tutto è fatto per produrre un inesauribile incanto.

E’ l’estate del cielo che suscita l’estasi dell’animo umano, che lo accende di ‘desiderio’: desiderio di eternità e bellezza. Queste non sono solo ‘parole’. E questo non è travisamento: questa è la verità. Noi siamo quel desiderio di stelle appena vediamo la luce della nostra vita autentica. E ne siamo la nostalgia, perturbante, non appena quella luce si annotta.

Immerso in questi pensieri, minuscolo sotto il gigantesco cielo estivo, una luce assai più piccola di me- – su un fosso – volando qua e là, s’accende e si spegne. A intermittenza, una lucciola riluce. Regina del rigagnolo d’acqua e del fresco dolce delle siepi, quella lucciola mi ricorda la comune origine stellare.

Forse, un giorno tornerò ad essere una stella. Forse, sarò una lucciola. Quello che stanotte chiedo al cielo luminoso di questa superba estate, è di trovare il coraggio del cambiamento – incessante, perpetuo, senza sosta, sempre – che è sì perdita, ma anche rinnovamento ed unica possibilità di restare fedeli alla vita.

di Luca De Risi

 

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