La febbre Pokemon Go

Angelica Basile

Non si parla d’altro da un mese a questa parte: il fenomeno Pokemon Go ha investito il globo come solo i grandi eventi nati in Rete sanno fare. È bastato che la Nintendo rispolverasse un must dei videogiochi anni ’90 e che lo riadattare alle moderne tecnologie. Grazie ad un accordo con Google Maps, l’utente può muoversi nella realtà aumentata catturando i piccoli mostriciattoli nei luoghi reali che conosce e frequenta.

Se ne sono dette di ogni, perché come tutti i fenomeni di massa 2.0 ci sono effetti positivi e negativi. Da una parte, sembra che il nuovo gioco spinga bambini e ragazzi ad uscire in strada e camminare. Se ci si muove, infatti, le possibilità di prendere i Pokemon aumentano di misura. Un’ottima notizia per l’epoca in cui l’obesità infantile dilaga. Inoltre, sembra che nella terapia per i piccoli autistici il videogame sia un ottimo alleato. Per questo, se ne stanno studiando nei dettagli gli effetti benefici.

Dall’altra parte, però, ci sono già stati centinaia di casi di persone che hanno sviluppato una vera e propria dipendenza. Ma, fatto ancor più grave, moltissimi incidenti sono stati documentati sulle strade dei Paesi che hanno permesso di scaricare il gioco. Anche mentre si guida si continua la caccia agli animaletti, nascosti magari dietro un guard raid. Con la controindicazione, però, che per perdere il controllo dell’auto e schiantarsi basta la frazione di un secondo. E che i ¾ degli scontri su strada nel mondo sono causati dallo smartphone. Per questo, alcuni governi come quelli americani hanno diramato comunicati ufficiali aumentando le sanzioni per chi, neanche mentre è al volante ai separa dal suo Pokemon Go.

Ai posteri, dunque, l’ardua sentenza.

di Angelica Basile

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