CLAUSTROFOBIA: una black comedy da non perdere

Ludovica

Affrettatevi gente! Avete ancora 7 giorni per assistere a questa bellissima black comedy scritta da Gianni Quinto e prodotta da #mainagioia spettacoli. Il consiglio è quello di passare una serata diversa dal solito, di evitare per una volta il cinema super affollato del centro commerciale, farvi una bella passeggiata nei pressi di Villa Torlonia, e poi andare al Teatro 7 ad assistere a questo spettacolo, perché sicuramente non ve ne pentirete!

Claustrofobia è uno spettacolo diretto da Alberto Ferrari, una black comedy molto scorrevole, dinamica e divertente. Si ride molto, ed è una cosa importante. La cosa che lo è ancora di più però, a parer mio, è che dia da pensare. Non è la commedia divertente che resta lì, che ci intrattiene per un paio d’ore e poi non ci si pensa più. Questo perché, nel suo essere divertente, affronta un argomento di attualità che interessa praticamente tutti noi, ovvero il rapporto tra le banche ed i propri clienti, le magagne, gli interessi, le bugie, la fiducia.

I tre interpreti (Gabriele Carbotti, Andrea Dianetti e Fabrizio D’Alessio) sono fantastici, si vede che siano ormai “del mestiere”, che il teatro gli appartenga.

La storia si svolge in un venerdì d’estate, poco prima degli Europei di Calcio. Siamo in una banca, più precisamente in un caveau blindato: il direttore si trova con un importante cliente quando, all’improvviso, irrompe un ladro con una pistola. Da qui inizierà l’avventura dei tre, costretti ad una convivenza forzata per tre giorni che porterà ognuno di loro a liberarsi e confessare i propri peccati, senza necessariamente pentirsene. Tre individui molto diversi, appartenenti a tre diverse classi sociali, che insieme divertiranno ma stupiranno il pubblico con un finale a sorpresa che metterà per un secondo a tacere le grosse risate.

Non ricordo di aver assistito ad un applauso di fine spettacolo così lungo prima: chapeau!

Cosa dire di più… Dovete andare a vederlo, ed è un invito diretto in particolar modo ai giovani, che dovrebbero imparare ad andare a teatro, anche una volta ogni tanto, perché il teatro non è “un posto per vecchi”, anzi.

di Ludovica Morico

Print Friendly, PDF & Email