Nata Yazida

Patrizia Vindigni

Essere donna in alcuni luoghi del mondo è una maledizione. Essere donna quando appartieni ad una popolazione che deve lottare contro uomini violenti, fanatici, senza rispetto per chi non la pensa o crede come loro, può significare solo diventare un oggetto di cui tutti possono disporre, a proprio piacimento, senza timore di punizioni.

Essera Yazida in Iraq, nascere a Kocho o a Tel Qasab, significa rischiare di essere fatta prigioniera da appartenenti all’organizzazione dell’Isis che, in modo ignobile ti acquistano, vendono, picchiano, stuprano, torturano, spogliano  (di abiti e dignità). Per quegli esseri non sei niente. Non sei persona, perché sei infedele, non sei persona perché sei donna. Possono fare quello che vogliono del tuo corpo e della tua anima.

Alcune donne sono riuscite a scappare dalla loro prigionia, dopo giorni infiniti di sofferenze, dopo aver perso anche la voglia di urlare, di negarsi, sfiancate dall’indifferenza degli aguzzini. Sono testimoni sopravvissute ad un orrore che rischiano di cadere nel baratro di paure difficili da superare, della depressione. Dopo la fuga per loro c’è solo povertà, dolore e consapevolezza di quanto sia difficile sopravvivere all’odio.

Alcune donne dopo la fuga si uccidono. Non riescono a convivere con quanto è loro accaduto, con il ricordo. Non si supera il dolore senza aiuti, senza braccia accoglienti. Non si torna a credere nel futuro e nel prossimo, se il futuro è fatto di fame, isolamento e manca la possibilità di curare le ferite, profondissime, dell’anima.

Per un attimo proviamo ad immaginare cosa possa voler dire essere in balìa di qualcuno per il quale siamo meno che bambole di pezza. Immaginiamo lo schifo, la ripugnanza, che si possono provare nell’essere tra le mani di chi ci usa, imponendosi, stuprando. Lasciandoci madri di figli non voluti.

Le donne yazide, per chi le cattura, non sono persone, servono, anzi,ai guerrieri per mantenersi puri. Nella condizione e convinzione che sia peccaminoso avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, le schiave sono un mezzo che permette di fare sesso senza peccato. Una follia di crudeltà contro esseri indifesi. Sei un oggetto, sei una infedele, lo stupro non disonora l’uomo ma è ammesso. Abominevole.

E non importa nulla l’età. Ragazze di pochi anni, adolescenti, vengono trattenute prigioniere, come bottino di guerra per i soldati, perché questa è la guerra. La guerra fatta dagli uomini, questi sono, spesso, gli uomini in guerra. Nate Yazida, uccise ancora prima di morire, perché stuprate nell’anima, nella fiducia di poter vivere su questo pianeta in modo sereno.

La comunità internazionale, i telegiornali, i giornali, non parlano di questa tragedia, eppure essa riguarda alcune migliaia di donne, più di tremila, che soffrono e muoiono nel silenzio e nell’indifferenza.

Noi parliamo. Loro in questo momento, in qualsiasi momento, ad ogni ora, subiscono violenza.

di Patrizia Vindigni

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