KITCHEN

Kitchen è l’esordio letterario di Banana Yoshimoto.

Si tratta di una raccolta di racconti di poesia dotati di una acuta forza interiore. L’intensità evocativa delle descrizioni minuziose trasformano in versi ogni frase. L’incipit: “non c’è posto al mondo che io ami più della cucina”. “Non importa dove si trova, come è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene.”

“Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano. Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire…” ln cucina Banana Yoshimoto sente il peso della nostalgia, del dolore e fa rivivere a Mikage, la protagonista, i suoi stati d’animo.

E’ in questo ambiente, a volte asettico e a volte sporco, a volte pregno di profumi a volte di cattivi odori che si declinano le più autentiche sensazioni visive ed olfattive.

Kitchen è un romanzo sulla solitudine giovanile. Sul dolore e sulle paure di affrontare la vita e di crescere. La cucina è il luogo dove ci si sente sicuri. E’ il luogo del buongiorno e della colazione del mattino. E’ il luogo di incontro con le persone amate e con gli affetti.

In cucina il calore della famiglia si espande e ci fa sognare.

Così Mikage rimasta sola al mondo, dopo la morte della nonna, sente il bisogno di una famiglia. Analizza la cucina di Yuichi l’amico che la ospita per capire se la madre che poi si rivela il padre, possono diventare una famiglia. In un crescendo di ambiguità e di situazioni stravolte, a volte ironiche a volte drammatiche si dipana il romanzo. Come scegliamo una cucina possiamo scegliere una famiglia o un affetto.

Possiamo anche inventarlo un affetto. Quando ci si sente soli tutto è ammesso. I nostri sensi perfezionano la capacità di adattarsi e la sofferenza diventa un elemento fondamentale della sopravvivenza. Un libro, questo, che cerca la poesia nel quotidiano, nei piccoli gesti.

Svela il mistero dei particolari che sfuggono allo stress e alla frenesia del correre. ll minimalismo della cucina rappresenta la parte sconosciuta del Giappone. L’idea geniale di Banana Yoshimoto è quella di descrivere un luogo troppo spesso non considerato. La cucina dei sogni e del dolore, dove ognuno può inventare il ruolo sociale o affettivo. Ognuno può essere qualcos’altro. ll tutto usando un linguaggio, crudo, secco, ma poetico ed ammaliante e, nel contempo, fresco e originale.

Una rielaborazione in chiave ironico letterale del fumetto manga. “…mi piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che la suola delle pantofole diventa subito nera, e grandi, di una grandezza esagerata…. E se per caso alzo gli occhi al fornello schizzato di grasso o  ai coltelli un po’ arrugginiti, fuori le stelle splendono tristi.

Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po’ meglio che pensare che sono rimasta proprio sola.”

di Antonella Virgilio

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