Dietro la facciata di casa nostra – Chez Nous di Lucas Belvaux
Distribuito in Italia da Movies Inspired, esce il 27 aprile prossimo – ossia subito dopo il primo turno delle elezioni presidenziali francesi – “Chez Nous”, A Casa Nostra, il film che ha mandato su tutte le furie Marine Le Pen e l’intero vertice del suo Front National. A Roma è stato uno dei film di punta dell’annuale rassegna Rendez-Vous, ossia una selezione del miglior cinema francese dell’ultima stagione. Il regista belga Lucas Belvaux ha incontrato in sala il pubblico romano, rispondendo alle numerose domande e considerazioni sollevate dal suo lavoro. Ha spiegato che il Front National ha postato cinque tweet fortemente ostili, dal linguaggio appena appena contenuto, i quali, però, hanno dato la stura a un attacco via social-media dai contenuti ben più volgari, odiosi, minacciosi e apertamente razzisti. La vicenda è ambientata in una zona di confine tra la Francia e il Belgio – l’Hénin-Beaumont – che il regista conosce molto bene, essendo proprio di quelle parti. È la storia di una giovane infermiera a domicilio, Pauline, single, con due figli e un padre malato a carico, molto stimata e ben voluta nella cittadina in cui vive e lavora. Un medico del luogo, il dottor Berthier, che ha curato a suo tempo la madre – ora morta – la convince a presentarsi come candidata sindaco alle elezioni comunali, a fianco di Agnes Dorgelle, l’avatar cinematografico di Marine Le Pen. Pauline cede alle lusinghe di Berthier, scontrandosi anche con il padre che è un ex operaio con alle spalle una lunga e mai ripudiata militanza comunista. La faccenda – che all’inizio sembra una luminosa prospettiva di nuova vita per Pauline – si complica via via, anche per l’incontro sentimentale con Stéphane, un fidanzato di quando era ragazza e che milita in un gruppo dell’estrema destra eversiva.
Il film ha l’indubbio pregio di svelare – soprattutto al di fuori della Francia – il dietro le quinte di una efficiente macchina politica “in doppio petto”, che tenta di mettere insieme fattori contrastanti, cercando di rompere i confini dei diversi schieramenti politici – destra/sinistra – e sociali – privilegiati/emarginati. In entrambi i casi è necessario indicare un capro espiatorio: gli immigrati soprattutto. Il tutto avviene attraverso una gestione altamente manageriale, fino ai minimi dettagli, della campagna elettorale, degli incontri pubblici, dei mass e social media. Sono proprio questi gli aspetti e gli assetti politico-mediatici che permettono di attrarre consensi da ogni direzione, perché tale facciata lascia apparire solo un interesse “oggettivo”, senza più vecchie valenze ideologiche per la Francia. In realtà – dietro tale facciata – il film ci mostra che continua a pulsare un cuore e un progetto tradizionalmente di destra reazionaria, a dispetto anche di tutte le distanze prese da Marine rispetto a suo padre Jean-Marie. Proprio tale elemento della finzione cinematografica sembra avere anticipato quanto messo allo scoperto da alcune recenti dichiarazioni televisive della Le Pen. In esse si arriva a negare le responsabilità francesi a proposito nel rastrellamento di tredicimila ebrei da parte del governo di Vichy avvenuto nel luglio del 1943 nel Velodromo d’Inverno (Vel d’Hiv). Un episodio cui sembra fare esplicito riferimento il punto 97 del programma lepenista sul nuovo modo di imprimere una diversa scrittura e una diversa narrazione alla storia francese, senza più piagnistei sulle colpe del passato. Anche questo significa fare a modo proprio, “Che Nous”, dietro la rispettabile facciata di casa nostra, senza più storici, giornalisti e registi che possano rompere le scatole e metterlo in discussione.
di Riccardo Tavani