Il paso doble dal civismo al cinismo

L’ultima nostra cronaca dalle viscere di Madre Terra profetizzava il lancio sempre più violento di bucce, cocce del cocomero planetario spaccato. La cosa è avvenuta addirittura prima del previsto. È bastata la presentazione di un emendamento secondario sulla legge elettorale in discussione che iniziasse alla Camera dei Deputati il più scomposto dei lanci. L’accordo tra Pd-Fi-M5S-Lega nell’attimo stesso di pigiare il tasto favorevole o contrario sul proprio scranno è diventato scivolosa poltiglia d’anguria nell’estate precocemente esplosa. Poltiglia che va a gonfiare la massa di scarti organici, animali – topi, gabbiani, cinghiali –, e indifferenziati umani, rovesciati ai cigli delle strade e attorno ai cassonetti dei rifiuti. La fretta di Renzi di ridiventare capo del governo e di Berlusconi di tornare in auge è pari alla loro perfetta inutilità sulla scena italiana ed europea. La fregola da friggitrice a temperatura fuori controllo di Grillo e Salvini di aumentare subito voti e seggi, è pari al calcolo da pollaio ai margini di una discarica in espansione. Che una democrazia debba essere sottomessa a tali smanie di mero potere ci dice che anch’essa trabocca ormai dal cassonetto degli scarti di un maleodorante destino storico.

Le elezioni comunali appena conclusesi ci restituiscono l’immagine panoramica della Malagrotta elettorale italiana. Per capirlo andiamo ai numeri relativi ai 25 capoluoghi in cui si è votato. Innanzitutto la percentuale dei votanti che scende dal 68% al 60,07%. Rispetto alle amministrative del 2012 il Pd perde complessivamente 169.489 voti, il Centro Destra – nelle sue diverse componenti – ne guadagna 84.380. Il M5S – nonostante ne incassi 31.659 in più –, fallisce clamorosamente l’obbiettivo della conquista di nuovi municipi e rimane escluso da quasi tutti i ballottaggi. Se dividiamo quei circa 32 mila voti per i 25 capoluoghi, arriviamo a poco più di 1200 voti a città. Dato che questo modesto incremento non ha permesso il raggiungimento neanche del ballottaggio, questo significa che anche il M5S ha subito il fenomeno dell’astensione e del riflusso, mentre fino a ieri esso attirava proprio la gente che rimaneva a casa e strappava elettori a tutti gli altri schieramenti. Le folli consumazioni dei “Quattro amici al bar” di Roma – Raggi, Frongia, Marra, Romeo – e le intemerate acrobazie sulle consultazioni in rete di Grillo sono riuscite a intaccare la pure entusiastica fiducia di vecchi e nuovi seguaci. Il disastro da panico della gran Torino di Appendino ci ha messo sopra il coperchio sepolcrale. Così molti se ne sono andati davvero al mare o sono rifluiti a vecchie sponde. Grillo se ne è reso troppo tardivamente conto ed è immediatamente ricorso a uno dei suoi micidiali testacoda. Ricorrendo a una sperimentata tecnica mediatica ha fatto strillare la sindaca romana contro Rom e migranti, sia per distogliere l’attenzione dalla sberla ricevuta, sia per tentare di riacchiappare immediatamente i fuggitivi verso destra.

Da parte del Pd e del Centro Destra abbiamo assistito invece al fenomeno del cosiddetto “civismo”, ossia del loro presentarsi in liste civiche che ammucchiavano al loro interno una miriade di sub liste e simboli la cui collocazione e coloritura politica non erano immediatamente riconoscibili dai comuni elettori. Se tali coalizioni renderanno certamente possibile l’elezione di un sindaco ai prossimi ballottaggi, la loro composizione è così frastagliata che la successiva governabilità appare già ora assai più problematica. Dal neo civismo all’atavico cinismo il paso doble degenerativo è organicamente mimetico. Proiettando per un attimo questo quadro sulla scala istituzionale nazionale ci rendiamo conto di quanto avventata sia la scelta di elezioni anticipate, con i successivi risultati complicati da due sistemi elettorali non omogenei tra Camera e Senato.

Lo stallo vero non avviene però in superficie ma nel sottosuolo. In Italia c’è una classe che mantiene la sua continuità storica dal fascismo fino a oggi, attraverso una capacità cromosomica di trasformismo. Contro tale classe, corrotta da tanto abuso di potere, hanno tentato di ribellarsi i movimenti di contestazione giovanile degli anni ’70, fino al drammatico esito armato che ha condotto alla sua dispersione. Il Movimento 5 Stelle ha voluto configurare una possibilità di un superamento per via legale, istituzionale, rivolgendosi agli elettori di ogni tradizionale schieramento, per unire le forze verso l’obbiettivo primario di condurre al tramonto tale inamovibile classe. L’uso del web doveva prefigurare anche i modi nuovi, diversi del governo politico e della soluzione dei maggiori problemi sociali, ambientali. Ma il semplicismo, il velleitarismo, la mancanza di profondità culturale si sono mostrati in tutta la loro cruciale portata già alle prime prove amministrative. Lo sforzo di Grillo per attrarre menti, capacità, progettualità più ampie e consapevoli è seriamente minato proprio dalle regole ancora più caotiche che lui si riserva arbitrariamente di applicare per tenere insieme la fragilità di forme e contenuti della sua creatura. Perché pensatori, sociologi, filosofi, giuristi, scienziati, tecnici ed esperti di alto valore dovrebbero sottomettersi a tanta velleitaria quanto settaria ottusità? Questo è il vero dramma politico e sociale italiano. Perché quella vecchia classe riuscirebbe così a disperdere anche questo nuovo tentativo di cambiamento, per mantenere intatto il suo cinico, sepolcrale blocco di potere, per quanto oscenamente imbellettata da turbo mummia futurista.

di Riccardo Tavani