A Lloret, tra i luoghi dell’eccesso

Niccolò, 22 anni di Scandicci, era partito ad agosto per Lloret de Mar insieme a sette amici. Una vacanza per divertirsi, staccare la spina e ricaricare le batterie, per tornare riposato a settembre al suo mercato di San Lorenzo, a Firenze, dove faceva il fruttivendolo. Niccolò a Lloret de Mar è morto. Massacrato da tre coetanei, o poco più grandi, di origine cecena ma residenti in Francia. Calci e pugni in faccia, mentre erano in discoteca.
La vacanza trasformata in tragedia. La famiglia che lo aspettava a casa il giorno dopo costretta a volare in Costa Brava, per riprendersi il figlio appena strappato.
La rissa, stando a quanto emerge dalle ricostruzioni della polizia catalana e dei testimoni, è iniziata come solo le cose stupide e tremende possono iniziare, con un motivo futile, un semplice pretesto: una spinta mentre si balla.
Sui tre piani del St.Trop’ si rischia di non camminare, per quanta gente c’è. I buttafuori sono pochi e sono tutti all’ingresso del locale. Non c’è nessuno a controllare in pista, nessuno sulla terrazza panoramica dell’ultimo piano. Jaume Dulsat Rodríguez, sindaco della cittadina spagnola, ha iniziato un’indagine amministrativa sulla mancanza di addetti alla sicurezza e ha ordinato la chiusura del centro. Pochi controlli, a volte completamente assenti. Stessa storia nelle altre “quattro sorelle” del divertimento, così chiamano a Lloret le discoteche Colossos, Revolution e Tropics, tutte sulla via principale Avenida Marlès Vilarrodona, cuore della party-town. “Quando dentro ci sono 500 persone è un flop, qui si viaggia sulle 1000-2000 presenze a serata” ci racconta Marco, PR siciliano che passa a Lloret tutta l’estate. “Mi faccio tre mesi di mare, ho le prevendite di tutte le discoteche e riesco a guadagnare qualcosa. Ma non fidatevi troppo degli altri, molti vendono solo truffe”.
I PR, public relations delle discoteche, fanno la ronda sulle spiagge e sul lungomare. Tanti italiani ma anche francesi e tedeschi. Vendono pacchetti di divertimento: 120€, sette ingressi in discoteca e 20 consumazioni. Vogliono i soldi in anticipo, almeno la metà, e in molti raccontano che una volta intascati non si sono fatti più vedere.
Ma in genere il sistema funziona. Perché tutti possono guadagnare dall’eccesso. Lo fanno le grandi discoteche (il proprietario del Tropics è lo stesso del KFC e del Burger King, che tiene aperto fino alle 5 del mattino, ma dentro il locale della discoteca, per aggirare l’ordinanza comunale) e anche il piccolo bar della via interna, che propone 1 litro di cocktail a soli 5€, o il supermercato aperto fino alle 22 per vendere le ultime bottiglie di superalcolici.
Non solo alcol però. “Tutta la notte i Mossos d’Esquadra girano per le strade in borghese – spiega Lorenzo, addetto alla sicurezza di un locale su Carrer de Santa Cristina – cercano gli spacciatori. Qui gira tantissima cocaina. E poi marijuana, hashish, prostitute”.
Così il divertimento si fa estremo. Bisogna superare ogni limite. Poco importa se chi è intorno a noi è in discoteca per la musica o al bar per una chiacchierata. Bisogna essere oltre. Basta un piede pestato per sbaglio, uno sguardo di traverso, una spinta. Va di moda essere cattivi, risultare più forti, non avere paura di nessuno.
Nemmeno di massacrare in tre un ragazzo caduto a terra. Niccolò è l’ultima vittima solo in ordine di tempo. Nel 2008, sempre a Lloret, Federica, 21 anni, viene uccisa dal barista di una discoteca perché aveva rifiutato un rapporto sessuale. Quella stessa notte, in un albergo del centro, una ragazza olandese di 17 anni, ubriaca, si lancia in piscina dal balcone della sua camera, muore sbattendo sul bordo vasca. È l’ebbrezza del divertimento senza limiti. Delle vacanze che finiscono in tragedia

di Lamberto Rinaldi

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