Un’ Italia che non sa rendere giustizia ai suoi figli migliori

Il nostro è un paese che non ha memoria, una paese vissuto come se fosse senza storia, che non ascolta la voce di chi urla verità da approfondire, che sembra ingessato, intrappolato nel suo male di vivere, rassegnato a non cambiare. E’ triste dovere leggere, nonostante quattro pentiti affermino il contrario, che Attilio Manca è per sentenza riconosciuto come un eroinomane strafatto, un chirurgo che si drogava da anni e anni. Un chirurgo talmente bravo da aver portato nuove tecniche di chirurgia in Italia ma che, a leggere le motivazioni dell’ultima sentenza contro la Mileti (la donna che gli avrebbe fornito le dosi poi rivelatesi letali anche se “non esiste una prova diretta della cessione dello stupefacente da Mileti a Manca nei giorni immediatamente precedenti il decesso), da tempo era dedito all’eroina il cui consumo riusciva, però, a controllare. Controllo che, caso strano, sarebbe mancato quella fatale notte tra l’11 e il 12 febbraio, al punto che avrebbe usato, da mancino puro, la mano destra, ripulendo poi (perché?) le due siringhe utilizzate da ogni impronta… non contano neanche i segni evidenti dei lividi sul corpo.
Che strano questo paese che non restituisce pace a chi è morto senza una giustificazione, che non dona giustizia alle famiglie sopravvissute, che non ascolta i Manca, come meriterebbero, che non ascolta le richieste dei Regeni, ai quali il figlio è stato sottratto, con un crimine d’odio sotto tortura.
Sono immagini insanguinate quelle che scorrono sotto i nostri occhi. Dure, crudeli persino le parole che ne descrivono la fine, che possiamo leggere, ma solo se non pensiamo troppo alle sofferenze vissute da queste giovani vite interrotte.
Attilio era bello, Giulio lo era. Erano giovani intelligenti, un dono per un paese, l’Italia, che non sa apprezzare il potenziale immenso dei suoi figli migliori. E per ragioni diverse sono spariti nel nulla, per ragioni diverse si è tentato di non valorizzarne la memoria, anzi, di sminuirla.
Voglia di giustizia vera, voglia di vedere uno Stato che si batte per eliminare la melma, per affermare la difesa e tutela dei suoi migliori cittadini. Vorremmo uno Stato che scende in campo contro le mafie, lo vorremmo determinato a scavare trincee per battersi, con i fedeli alle leggi, contro chi vive creandosene di proprie. Vorremo vedere combattere la corruzione, il fango che vive di soldi sporchi, di rabbiose vendette, di crimine organizzato. Vorremmo vedere restituire dignità e GIUSTIZIA a chi è stato ucciso senza una ragione, forse perché sapeva o aveva visto troppo. Sono molti i nomi di chi attende, con Manca e Regeni, che vi sia una volontà di cercare, scavare, punire. Tra i tanti … Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, anche per loro la macchina si è fermata.
Rimettere in moto questo motore, ascoltare chi ha da raccontare, seguire le piste, non temere di scoprire il coperchio dell’inferno. Non si riverseranno i demoni di quel calderone, quelli li abbiamo già nella nostra realtà quotidiana. Occorre parlare, combattere, dare voce a chi chiede di raccontare. Perché non si deve perdere anche la speranza della verità.

di Patrizia Vindigni

Print Friendly, PDF & Email