No all’archiviazione delle indagini su Attilio Manca

L’11 febbraio del 2004 in modo misterioso moriva un giovane, bravissimo urologo, di nome Attilio Manca. Un chirurgo eccellente, apprezzato nel suo ambiente, conosciuto per le sue capacità, per aver introdotto per primo in Italia, l’uso della laparoscopia in urologia. Un uomo raro per tante ragioni, raccontate dalla sua famiglia, da chi lo stimava come collega.
Un uomo che, all’indomani della sua morte, si è voluto far apparire come un tossicomane eroinomane. Da eccellenza chirurgica a drogato, in un attimo. Peccato che, non ci si stancherà mai di dirlo, nella sua morte non tornino molti punti. Mancino puro, Attilio Manca si sarebbe suicidato utilizzando la mano destra.

Sulle siringhe ritrovate, usate per il “suicidio”, non sarebbero state ritrovate impronte del giovane medico, come se si fosse preoccupato di ripulirle o di utilizzare dei guanti. Sul corpo erano presenti vistose ecchimosi, il naso con il setto nasale deviato. Foto, dolorose foto, che lo ritraggono al momento del ritrovamento del corpo, in cui è presente sangue, come se fosse stato pestato, spoglio …

E’ mistero anche su una telefonata che la madre, Angela Manca, ricorda di aver ricevuto la mattina dell’11, in cui Attilio chiede notizie su una moto, che la lasceranno, successivamente, perplessa. Telefonata sparita dai registri, che sarebbe utile per risalire anche al luogo in cui, in quel momento si trovava Attilio.
Esistono pentiti che confermano che Attilio Manca avrebbe operato Bernardo Provenzano e che sarebbe stato ucciso per aver compreso l’esistenza di connivenze e coperture volte a tutelare la latitanza del boss siciliano.

E ancora una volta, un’altra procura, quella di Roma, ritiene sia giunto il momento di far cadere il silenzio sulla vicenda.

La famiglia chiede la verità da 14 anni. Vuole sapere chi ha ucciso il figlio. Perché un promettente chirurgo è stato eliminato, facendo passare la sua morte come suicidio. La verità va rivelata, scoprendo quei fili tessuti, volti a coprirla. Gli avvocati Antonio Ingroia e Fabio Repici, legali della famiglia sono ancora una volta pronti a combattere per ristabilire giustizia e verità e si opporranno con forza alla richiesta di archiviazione proposta dalla Procura di Roma.
D’altronde perché i pentiti sono poco credibili quando parlano di Attilio Manca, restandolo per altre dichiarazioni? Che vantaggio potrebbero trarne mentendo su questa incredibile vicenda?

Resta da sperare che la verità si faccia strada, restituendo al giovane chirurgo quell’immagine serena e trasparente che, la sua famiglia e chi ha lavorato a suo fianco, raccontano.

di Patrizia Vindigni

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