Terzo giornalista slovacco ucciso in pochi mesi: addio a Jan Kuciak, il ragazzo che indagava sull’Europa e la ‘ndrangheta

Immaginate di avere 26 anni e di voler fare il giornalista da tutta la vita: vi imbattete in una storia enorme, decisamente più grande di voi. Ci lavorate per un anno e per 365 giorni non vi concentrate su nient’altro che la vostra sete di dati e informazioni perché sapete di avere tra le mani la notizia che finalmente, dopo anni di fatica, vi farà passare dalle retrovie alla stampa che conta. Deve essere iniziata più o meno così, quando il giornalista slovacco Jan Kuciak ha cominciato a indagare sui possibili intrecci tra il suo Paese e la ‘ndrangheta.

Kuciak, reporter del sito d’informazione “Aktuality”, aveva scoperto dei collegamenti tra l’establishment slovacco, la mafia italiana e dei fondi europei. Precisa il giornalista canadese Tom Nicholson, anche lui impegnato sulla stessa pista, che Jan stava indagando su “un pagamento fraudolento di fondi europei a italiani residenti in Slovacchia con presunti legami con la ‘ndrangheta”. Aggiunge Nicholson: “Il crimine slovacco non ha mai ucciso giornalisti. La mafia si”. Eppure anche in Slovacchia gli attacchi alla stampa stanno aumentando pericolosamente: negli ultimi mesi ci sono stati 3 omicidi, Palo Richtar, Miroslav Peijo e infine Jan Kuciak. Il panorama raccapricciante e quanto successo il 22 febbraio non ha abbattuto però le colonne della testata online: Aktuality fa sapere che porterà avanti il lavoro di Kuciak e che a breve pubblicherà delle notizie relative ad aziende, appalti pubblici e gare europee gestite dalle mafie. Questo nonostante il fatto che molti colleghi di Jan siano già stati messi sotto protezione.

Il capo della polizia slovacca, Tibor Gaspar, fa sapere il sito d’informazione indipendente francese “Mediapart”, ritiene che l’uccisione del giornalista sia “strettamente legata al suo lavoro di inchiesta”. Kuciak era pronto a scrivere e qualcuno lo ha messo a tacere: la polizia ora indaga su un omicidio premeditato. A finire in manette per il momento sono stati l’imprenditore calabrese Antonino Vadalà, suo fratello Bruno e il cugino, Pietro Catroppa. L’ipotesi è che Vadalà, 43enne di Vibo Marina, sia l’anello di congiunzione tra il governo slovacco e affari illeciti.  Sembrerebbe che Vadalà fosse entrato in affari con Maria Troskova, ex finalista Miss Mondo 2007, ex spogliarellista, prima coinvolta nel ministero dell’economia in una scalata che l’ha portata fino a diventare il consigliere capo di Robert Fico. E’ qui che i dubbi cominciano a estendersi anche al premier slovacco, che dopo l’annuncio della morte di Kuciak ha dichiarato: “Ci troviamo di fronte a un attacco senza precedenti contro la libertà di espressione e contro la democrazia”. Accanto a lui in bella vista 1milione di euro in contanti, la taglia offerta a chiunque riveli indizi sull’omicidio del cronista 27enne.

Jan Kuciak è stato ucciso nel suo appartamento insieme alla fidanzata Martina: a ucciderli un colpo per uno, lui al petto e lei alla testa, indizio questo che lascia pensare solo a un professionista. E’ presto per dire, nonostante i recenti arresti, se a uccidere la coppia sia stata la mafia italiana o se anche il governo slovacco sia coinvolto: sta di fatto che la morte del giovane ha causato dimissioni a catena, prima del segretario del consiglio di sicurezza nazionale, poi del ministro della cultura fino al ministro dell’Interno.

In un’intervista di Enrico Mentana a Roberto Saviano, lo scrittore napoletano, noto per la sua conoscenza delle mafie nostrane, spiega di come, dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, i paesi dell’est Europa siano diventati colonie delle criminalità organizzata italiana: “Il comunismo aveva distrutto tutto e loro offrivano delle sicurezze da cui ripartire”. Ironia del caso anche Saviano aveva 26 anni quando pubblicò il libro per cui la mafia lo ha condannato a morte.

di Irene Tinero