Homo homini lupus: quando il razzismo colpisce tra simili.

Ferragosto di terrore per un ragazzo di origini dominicane residente a Milano, “colpevole” di aver scelto di festeggiare con una cena in un ristorante sul lungomare di Falerna, nella provincia di Catanzaro, in compagnia della moglie, incinta, e della suocera, entrambe calabresi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, probabilmente, alcune lamentele da parte dei tre nei confronti di alcuni piatti serviti nel locale, che avrebbero indispettito il cameriere al punto che si sarebbe rifiutato di portare il menù all’uomo che ne aveva fatta richiesta.

Che le critiche siano state mosse a torto o a ragione poco importa; da lì all’aggressione, prima verbale e poi fisica, il passo è stato breve. L’avventore è stato aspramente apostrofato dal cameriere e da altri uomini presenti, che gli hanno intimato di andarsene con offese razziste, definendolo “negro di m….” e dichiarando che “in Calabria non sono accettati i negri”, e passando poi all’azione nel parcheggio del locale, dove i tre, risaliti in auto per andarsene, sono stati accerchiati dal branco, che ha preso a calci e pugni la vettura anche con l’aiuto di una spranga, incuranti della condizione della giovane donna in stato interessante.

A farne le spese la mamma della donna, ultra settantenne che, accorsa in difesa del genero, è stata colpita a una spalla da un bastone, riportando la frattura dell’omero e una prognosi di trenta giorni. Identificati, i cinque uomini sono stati arrestati dalla polizia, con l’ausilio della digos di Catanzaro e del reparto prevenzione crimine di Vibo Valenzia, per lesioni personali con l’”aggravante dei futili e abbietti motivi e delle finalità di discriminazione e odio razziale” e “mandati” agli arresti domiciliari. Oltre al cameriere del locale, Massimo Campisano, i due addetti alla sicurezza, Fabrizio Francesco Perri e Angelo Tolone (tutti e tre di Falerna), anche due immigrati marocchini, Abdellah Cherkoui e Nouredine Ennaoui, residenti a Lamezia Terme.

Ancora non è chiaro se questi ultimi siano stati costretti a prendere parte all’aggressione, o se vi abbiano partecipato spontaneamente. Se la violenza non è mai giustificabile, ancor meno lo sono le aggressioni a sfondo razzista, che nel nostro paese stanno aumentando in maniera esponenziale colpendo con furia cieca e senza distinzioni, immigrati contro altri immigrati, italiani contro altri italiani; insomma, homo homini lupus.

di Leandra Gallinella