S.A.R.I. l’intelligenza artificiale che collabora con la Polizia di Stato

In un avveniristico film diretto nel 2002 da Steven Spielberg e ambientato in una Washington proiettata al 2054 la sicurezza della città è garantita tramite un sofisticato sistema di prevenzione del crimine capace di prevedere gli omicidi e intervenire prima che essi vengano compiuti, e da un delicatissimo software in grado di riconoscere al primo sguardo, tramite scansione oculare, l’identità di chiunque sia stato precedentemente schedato. Se nella realtà prevedere gli eventi appartiene a pura fantascienza, lo stesso non si può dire per S.A.R.I., Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini, avveniristico software in dotazione alle forze di polizia capace di “riconoscere” e dare un nome ai volti catturati dalle immagini delle telecamere di video sorveglianza.

Balzato all’attenzione dei media in un recentissimo fatto di cronaca (l’aggressione subita in casa dai due coniugi di Lanciano) S.A.R.I. si è rivelato determinante nella risoluzione del caso, permettendo di identificare da un semplice fotogramma due dei quattro aggressori. L’intelligenza artificiale, basandosi su complicatissimi algoritmi, è in grado di confrontare in pochi minuti le immagini acquisite con le migliaia presenti all’interno di un database, e di fornire un elenco di volti “compatibili” in ordine di somiglianza (e quindi di probabilità di corrispondenza). Questa modalità è quella definita Enterprise, utile nello svolgimento delle indagini, capace non soltanto di incrociare immagini attraverso il sistema di riconoscimento facciale (che opera attraverso l’analisi delle cosiddette impronta facciali, o “faceprint”, ovvero quell’insieme di caratteristiche proprie di ogni volto quali distanza tra gli occhi, forma degli zigomi, del naso) ma anche di filtrare eventuali caratteristiche relative al soggetto, tra le quali età, sesso, etnia. L’altra modalità di utilizzo, la Real Time, è invece utilizzata per il riconoscimento in tempo reale dei volti “a supporto di operazioni di controllo del territorio in occasione di eventi e/o manifestazioni” (come recita il capitolato tecnico), con finalità, quindi, di prevenzione.

Il sistema, che è stato sviluppato dalla Parsec 3.26, società con sede a Lecce, si propone come uno strumento rivoluzionario capace di moltiplicare in maniera esponenziale le possibilità di comparazione tra soggetti ignoti e schedati, attività di confronto finora svolta “manualmente” dai tecnici della polizia scientifica (ai quali spetta in ogni caso, laddove il sistema identifichi una compatibilità, l’analisi finale). Eppure, nonostante il periodo di sperimentazione sia ufficialmente terminato, e S.A.R.I. ufficialmente introdotto tra le forze di polizia, i dubbi e le perplessità sul suo utilizzo sono ancora molti, soprattutto in tema di violazione della privacy. In molti casi la sua efficacia si è rivelata deludente (come durante la finale di Champions League tenutasi a Cardiff nel 2017, quando su 2470 possibili sospetti individuati il sistema ha avuto una percentuale d’errore pari al 92%, generando 2297 “falsi positivi”), e causando in questo modo ingerenze nella vita privata di onesti cittadini ingiustamente fermati e interrogati.

C’è anche da chiarire l’aspetto relativo all’accesso delle banche dati poiché, secondo quanto riporta il sito della polizia, S.A.R.I. utilizza il database AFIS (l’archivio informatico della polizia contenente tutti i dati biometrici raccolti), tramite il quale dovrebbe poter accedere a dieci milioni di profili, mentre recentemente è stato rivelato che il sistema ha accesso a una banca dati di oltre sedici milioni di persone (un quarto della popolazione italiana) sollevando quindi dubbi su come tali immagini siano state acquisite, al punto che recentemente è stata avviata anche un’inchiesta parlamentare per fare luce sulla questione. Il film di Spielberg si conclude con la soppressione del programma di prevenzione del crimine a causa delle numerose falle presenti nel sistema; per S.A.R.I. ci auguriamo che la realtà superi la fantasia, e che possa realmente diventare un valido sistema a supporto delle forze di polizia nel rispetto della privacy e a tutela delle libertà individuali.

di Leandra Gallinella

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