L’estrema destra brasiliana vince le elezioni presidenziali
Il 28 ottobre il Brasile ha scelto l’estrema destra. Nel secondo e ultimo turno delle elezioni presidenziali, JairBolsonaro ha sfidato e battuto il rappresentante del Partito Operaio di Sinistra, Fernando Haddad. Bolsonaro è il nuovo presidente del Brasile con il 55% dei voti ottenuti, il suo avversario, Fernando Haddad, ha ricevuto il restante 45% dei voti.
Le elezioni presidenziali appena concluse hanno confermato i sondaggi pre-elettorali, ovvero la vittoria di Bolsonaro e la conseguentevirata a destra della politica brasiliana.
Bolsonaro, 63 anni, è un ex capitano dell’esercito del Partito Liberale Socialista. È stato eletto alla Camera dei Comuni sette volte di fila, ma non ha mai ricoperto posizioni importanti in Parlamento. Le sue opinioni e osservazioni sull’aborto, la razza, l’immigrazione, l’omosessualità e sicurezza gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di “versione brasiliana di Trump”.
Nel suo ultimo twitt prima delle elezioni, Bolsonaro ha scritto, “Per la volontà di Dio, domani sarà il nostro nuovo giorno dell’Indipendenza”. Durante la campagna presidenziale, Bolsonaro ha promesso di difendere il tradizionale concetto e significato di cristianesimo, slogan che soddisfa appieno le aspirazioni di molti gruppi conservatori e che prende il plauso di gran parte della popolazione, ricordiamo che il Brasile è tra i paesi più cattolici al mondo. Ciò che ha anche contraddistinto Bolsonaro è stata l’abilità di comunicazione semplice e chiara, facilmente accettata dalle persone delle classi sociali più disagiate. Inoltre, negli ultimi anni, il Brasile è stato tormentato da crimini violenti, scandali di corruzione politica e crisi economiche. Nel 2015, durante la peggiore recessione economica del paese, l’economia si è ridotta di quasi il 7%. Questi fattori, insieme, hanno portato alla vittoria dell’estrema destra e, molto probabilmente, ad un tragico passo indietro per il paese su molti temi di interesse internazionale (vedi ambiente), oltre che ad un serio attacco alla democrazia interna.
Il Brasile è andato ad aggiungersi a tutti gli altri governi “sovranisti” del nord del mondo, ma se davvero tutto quello che dicono i leader sovranistidiventasse realtà, sarebbe un gioco al massacro. Quello che il popolo ignora veramente, infatti, sono i messaggi e le intenzioni dei sovranisti: confini chiusi e recupero della sovranità nazionale. Tutti vogliono difendere il proprio territorio, tutti loro mettono avanti il proprio popolo. Le conseguenze di tutto questo potrebbero portare ad eventi terrificanti, come guerre su scala mondiale. È bene cominciare ad usare un altro termine, Nazionalismi. Il Brasile è diventato un Paese nazionalista, come gli Stati Uniti e l’Italia e la sinistra mondiale dovrebbe cominciare a porsi delle domande.
di Antonio Zinilli