Vignetta sessista sul profilo Instagram: gaffe del comune di Bologna
Imbarazzante “scivolone” dell’agenzia di comunicazione che collabora con il comune di Bologna, resasi protagonista di una discussa campagna per la promozione della Card dei Musei. In una vignetta pubblicata sul profilo Instagram si vede una donna nuda, “impacchettata” nelle parti intime con fiocchi rossi, rivolgersi allusivamente ad un ragazzo intimandogli di “prepararsi per un regalo molto speciale”; il ragazzo, con gli occhi chiusi, spera a sua volta che il regalo in questione sia “la Card dei Musei”.
L’intento, senza dubbio onorevole, era quello di sottolineare la bellezza e l’importanza di visitare i luoghi di cultura, ma la modalità, ancora una volta, ha suscitato l’immediata reazione dei molti che hanno visto la storia pubblicata sulla famosa app, primi fra tutti l’assessore alla cultura Matteo Lepore e la psicoterapeuta Chiara Risoldi, presidente della “Casa delle donne per non subire violenza”. “Sono allibita”, ha commentato la donna; “la vignetta è di una stupidità assoluta, il sessismo è così introiettato che ti cascano le braccia: il corpo delle donne ancora una volta ridotto a oggetto di piacere”.
Dello stesso avviso Matto Lepore, che ha anticipato che “saranno presi provvedimenti contro l’agenzia di comunicazione esterna che ha pubblicato la vignetta” poiché “il comune ha fatto della battaglia per i diritti e il rispetto delle donne una bandiera, e tante sono state le nostre campagne su questo”. L’agenzia “Profili”, che da tre anni collabora con il comune occupandosi della comunicazione dell’assessorato alla Cultura, ha curato, finora con successo, la promozione della card, anche con il coinvolgimento del giovane youtuber Luis Sal. Riguardo la vicenda l’agenzia si è scusata, dicendo di aver voluto sperimentare nuove forme di comunicazione in modo scherzoso; “ma qui non c’è niente di innovativo e non si scherza sul corpo delle donne” ha aggiunto l’assessore Lepore.
Non è la prima volta che pubblicità dal contenuto fortemente sessista vengono rimosse, ma è forse la prima volta che un’immagine del genere viene utilizzata per una comunicazione istituzionale. Segno, questo, di quanto ancora l’idea della donna oggetto sia fortemente radicata nell’immaginario collettivo. “Nella vignetta potevano mettere una play station se volevano dare un messaggio di un ragazzo che preferisce la cultura” ha concluso la dottoressa Risoldi, interpretando pienamente il pensiero di quanti si sono ritenuti offesi dal clichè proposto. Ancora una volta l’immagine della donna è stata con tanta facilità mercificata, ridotta alla stregua di oggetto di piacere, segno che, nonostante le numerose battaglie e le campagne di educazione e sensibilizzazione, il sessismo è qualcosa di ancora pericolosamente radicato nella cultura e nella mentalità generale.
di Leandra Gallinella