…al freddo e al gelo

Solo a Roma sono morte sei persone, al freddo e al gelo, tra la fine è l’inizio di anno. Un 2019 freddo. Freddo soprattutto nel cuore degli amministratori e dei governanti che ancora parlano di emergenza freddo. Parlano ma non agiscono. Come se il parlare alzasse le temperature. No, il freddo uccide. Uccide più di qualsiasi altra cosa perché ti fa morire solo, accartocciato negli abiti bagnati e senza sentire più il battito del cuore.

Tutti gli anni si ripete l’emergenza freddo, tutti gli anni le stesse identiche parole vuote, tutti gli anni, dai tempi dei sindaci come Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino, non ultima la Raggi, l’emergenza freddo uccide. Uccide allo stesso modo: si ferma il cuore. Lo stesso cuore dei sindaci che spesso non conoscono il nome del morto assiderato. Quando poi muoiono i bambini, e ne muoiono tanti, le parole di circostanza sono di più, più addolorate, più ad effetto per ammansire i media, ma le azioni, l’agire, è la stessa indifferenza. A Trieste, il vicesindaco Polidori, getta le coperte in un senza fissa dimora nella spazzatura:” sono passato in via Carducci, ho visto un ammasso di stracci buttati a terra, coperte, giacché, un piumino e altro. Non c’era nessuno, quindi presumo fossero abbandonati. Così, da normale cittadino che ha a cuore il decoro della sua città, li ho raccolti, devo dire con soddisfazione, nel cassonetto: ora il posto è decente. Il segnale è: tolleranza zero. Trieste la voglio pulita”. Così scrive su Facebook il vicesindaco.

Ma Trieste è città di accoglienza, i cittadini sono andati in via Carducci a portare coperte e vestiti alla persona che dormiva li. Spesso l’umanità è il cuore della gente è più grande di chi li amministra. Il 2 gennaio le agenzie battevano questi titoli: il freddo comincia a mietere le prime vittime, tra chi non ha un luogo dove riparare. A Roma, un senzatetto polacco di 50 anni è stato trovato morto in strada. Sul corpo nessun segno di violenza. L’ipotesi è un malore, forse legato al freddo. Un caso analogo a Milano. Un clochard di 62 anni, romeno, è stato trovato a terra non lontano dall’ospedale Fatebenefratelli…” al freddo e al gelo si muore, sempre, quando l’indifferenza si manifesta con il comportamento disumano, ma poi probabilmente la domenica va in Chiesa a fare mea culpa. L’emarginazione è il freddo hanno ucciso ancora. Muoiono i più deboli, in solitudine. Il gelo che ti entra nelle ossa e ti congela il cuore, non lascia scampo. Il gelo non riflette, non cerca le sue vittime. Il gelo è nella natura, così il freddo. Ma ciò che aiuta il gelo, a trasformarsi in killer, è l’atteggiamento disumano è l’indifferenza.

I senza fissa dimora muoiono, in solitudine, di fame, di stenti, ma più di tutto di freddo. Un freddo che ti annebbia il cervello e a volte di fa comportare come non dovresti. Ma un pasto caldo, una doccia calda, una stanza calda dovrebbe essere una realtà non un miraggio. Oltre al pane, alle persone che vivono in strada manca il gesto della accoglienza, della fratellanza. Manca il sentirsi accettati per come si è o si è diventati. Vivere in strada è difficile, con l’arrivo del gelo è impossibile.

Al freddo e al gelo un altro senza tetto trovato morto nel parco della Resistenza , a Roma è il quinto da inizio di anno, il nono in quindici giorni. L’emergenza freddo è una vergognosa presa in giro sulla pelle degli emarginati e dei meno abbienti. Le morti al freddo e al gelo non fanno più notizia, o vengono relegate tra le brevi o addirittura non pubblicate. Alle vittime del freddo non viene dato neanche un nome, scrivono: clochard trovato morto.

Mai un accenno alle responsabilità o alla indifferenza degli amministratori o dei governanti, per loro i poveri sono un fastidio, dovrebbero essere fratelli, nostri fratelli cincui condividere non il freddo ma un po’ del nostro benessere.

di Claudio Caldarelli