L’UOMO SEME

Un albero di legno, come simbolo di vita. Una piccola comunità montana della bassa Provenza in cui, dopo l’insurrezione repubblicana del 1851 prima e la Grande guerra poi, tutti gli uomini sono morti. Una comunità di sole donne che vive intorno all’albero della vita, che si interroga, soffre e solidarizza, in quanto donne sole. Un albero che nella scena iniziale abbassa i rami, quasi li chiude, lentamente si lascia morire.

L’unica linfa vitale è l’energia che le donne trasmettono alle sue radici. Donne sole, tenute in vita dal canto primordiale che esce dall’utero, attraversa il ventre e si conficca nel tronco ai cui rami sono appese le vesti dei matrimoni che non si celebrano. L’uomo seme, lo spettacolo che Sonia Bergamasco mette in scena al teatro Vascello, riafferma la vita col canto delle Faraualla e le musiche di Rodolfo Rossi. Una storia sconvolgente, di una comunità senza uomini, partiti per la guerra e mai tornati. Donne sole con le loro necessità di femmine che bramano amore, che vogliono sesso, che sentono il ventre ribollire e sognano di essere riempite. Donne che respirano e ansimano, cercano mani, attenzioni, pulsioni, tensioni inguinali e seni turgidi.

Toccano i loro corpi, corpi vuoti, spenti. Nel chiaroscuro della scena, la voce narrante di Sonia Bergamasco racconta della danza intima e ancestrale che le mani delle donne esercitano su se stesse, sulla loro pelle, sulla loro intimità nascosta e furtiva, in cerca di un piacere che è solo ricordo ma che fa scuotere e vibrare un corpo che non vivono più come tale. Menomate nel godimento, nell’appagamento, nell’estasi che esplode come lapilli di un vulcano in eruzione, donne private anche di quel senso di appartenenza al proprio uomo che le protegge e le difende dai pericoli della comunità. Loro danzano, cantano, piangono, ma mai perdono la speranza. Donne che conoscono le donne e sanno che insieme possono tornare a rifiorire. Scalze, sulla scena, si muovono, con eleganza e passione, sono tante e sono una, un solo corpo femmina diviso in più corpi. La loro forza è essere un unico organismo, un unico tronco ma con molti rami. L’esistenza e la sopravvivenza legata alla loro reciprocità di condividere tutto, anche il seme dello stesso unico uomo.

Donne che amano la vita e cercano la vita, ci raccontano dei mesi di attesa, di resistenza, di lavoro e di solitudine,  stabiliscono un patto straordinario per l’esistenza. Il primo uomo che arriverà, sarà l’uomo di tutte. Arriverà un uomo. Mai si sentirà la sua voce, però quell’uomo legge. Un uomo che legge sa e vuole sapere, ispira sicurezza e fiducia. La protagonista prova un turbinio interiore alla sua vicinanza, senza sfiorarsi neanche, il suo corpo ansima in preda alle convulsioni del desiderio. Si ameranno una notte intera. Però la promessa fatta da tutte le donne e mai pronunciata era che, qualora fosse arrivato un uomo, sarebbe stato per primo della donna da lui scelta e poi di tutte le altre. Un uomo da spartirsi, un uomo per tutte, un uomo seme, che sappia inseminare affinché torni la vita. Affinché la donna sia donna, amante, femmina e madre che mette al mondo figli per riprendere l’eterno ciclo vitale. E così sarà. Lei spiegherà a lui del patto fatto con le altre. E questo uomo si limiterà a dire: lo faccio come un lavoro, perché sono un uomo. L’amore per te lo tengo per me.

Si può quasi sentire, un’immaginaria voce narrante, scandire versi di una poesia che parla di lei, della protagonista donna e femmina che come una lontana litania, scandisce parola dopo parola una sorta di lirica che dice:

Sola

Sono sola in questa terra senza uomini

Solo donne, madri, sorelle, amiche

Ci uniamo per scaldare il cuore

Ci uniamo per accendere la speranza

Manca un uomo

Basterebbe un solo uomo

Arriva dopo anni

Dopo anni senza altri calori

Mi sfiora, ci tocchiamo e sono brividi mai provati prima

Una intera notte insieme

E mani, odori, baci, fusioni di corpi, affannosi respiri, grida che arrivano alla luna

Torno a sentirmi donna

Riprendo a vedermi femmina

Sento… sento tutto… sento troppo…

Sento lui dentro me e la vita che riprende

La vita che cresce dentro me

E sento, anche quando se ne andrà, che per sempre sarò sua prima di essere mia.

Sento… sento lui in me e me in lui

So che ora tutto avrà vita

fuori e dentro me.

Poi… poi arriveranno altri due uomini, altre donne, altri bambini e lui proseguirà il suo viaggio. Sarà l’inizio di un mondo che si era fermato e che riprenderà per tutti. L’albero di legno, l’albero della vita, inizierà a muovere i suoi rami, come se un vento sibilasse il ritorno alla passione, all’amore, alla comunità, alla normalità.

di Claudio  Caldarelli e Stefania Lastoria

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