La notte è piccola per noi ma il ritmo grande

Il piacere insieme alla durata della visione. In un’ora e mezza netta di proiezione ci sembra di avere assistito a una vicenda che piacevolmente sospende il tempo nel buio della sala. Nella Notte è piccola per noi, infatti, sono sei mirabili storie di solitudini, sogni, ricerca d’amore, baci, tenacia, gelosia, abbagli, resa, risvegli che s’intrecciano all’interno di una sala da ballo romana ai giorni nostri. Più le sotto trame di cameriere e camerieri, di una cartomante, di un venditore bengalese di rose, di un parcheggiatore immigrato abusivo che al momento giusto sa però suonare e sostituire anche il tastierista fuggito per una bruciante sconfitta sentimentale proprio quando finisce di cantare una canzone d’amore. Ladri, carabinieri, sedotte e abbandonate, appuntamenti al buio, la cantante dell’orchestra e la sua spalla, una prostituta dell’Est Europa, una preside e professoresse di liceo per una serata di ballo e da sballo.

In una sala che in realtà esiste davvero. Si chiama Balera Romana Disco Fever. È in Via Nomentana 1111, a Roma, in zona Montesacro, ed è aperta fin dal 1987. Solo quattro anni prima, nel 1983, il nostro grande regista Ettore Scola aveva girato Ballando Ballando.Ambientato anche esso in una balera, ma a Parigi e durante un arco storico che va dagli anni ’30 agli anni ’80 del secolo scorso. Il regista del film Gianfrancesco Lazotti, l’autore, sceneggiatore e direttore di questa opera è stato aiuto regista di Scola. Ha sposato sua figlia Paola, ed è ora lei che assiste il marito alla direzione del film. Anche il loro figlio Tommaso Lazotti interpreta la parte di uno dei personaggi principali del film.

Il ballo – dalla danza artistica a quello del folclore al social, o al liscio delle balere, alla frenesia delle discoteche – resta un rito eterno dell’amore, una metafora insuperabile dell’umano. Pina Bausch, la geniale danzatrice, coreografa e artista tedesca, aveva un motto: “Danziamo, danziamo, altrimenti siamo perduti”. Forse proprio perché ci si perde spesso nella vita, le persone vanno a ballare. La sicurezza dei passi, delle movenze che abbiamo appreso ci restituisce la padronanza, il ritmo, l’equilibrio dei sensi, dello spirito sul caos materiale che ci circonda. Lo vediamo proprio dallo sfondo umano danzante che si muove dietro i personaggi narrati. Veri gruppi di persone da sala popolare, che si muovono con i tempi giusti, l’eleganza appropriata alle coverdell’orchestra, ai celebri ballabili d’ogni epoca, quasi fosse ormai un codice genetico automatico impresso ai piedi, ai fianchi, alle spalle. Anche un’imbranata e timida professoressa con gli occhiali grandi ad angolo può trovare sulla pista un tozzo angelo capellone e con nasone tutto di bianco vestito che le si mette davanti e – liberandola dal suo involucro comportamentale –  la guida a disegnare racconti danzanti di braccia, mani e dita nell’aria.

Distribuito coraggiosamente da Distribuzione Indipendente, è un film da non lasciarsi sfuggire, tanto più che solo poche sale nelle città stanno permettendo al grande pubblico di godersi questa piccola gemma di gradevolezza, nel suo ineffabile, sofisticato retrogusto di amarezza. Un cast femminile deliziosamente virtuoso: Cristiana Capotondi, la franca saggezza fatta cameriera; Francesca Reggiani, la preside sclerante; Teresa Mannino, la prof che si butta in pista; Giselda Volodi, il meglio tacco della sala, il peggior cuore insanguinato; Barbara Livi, la moglie di un ricercato da un bel maresciallo che balla per rimorchiare la conturbante moldava Elena Tchepeleva; Michela Andreozzi, la cougar degli appuntamenti in chat al buio; Thony, nella magnetica cantante Noemi, una voce prodigiosa e un convincente volto del nuovo cinema italiano che sta emergendo con sempre maggiore forza e bravura. Palermitana di origini polacche, il suo vero nome è Federica Johanna Victoria Caiozzo; il suo primo mestiere: musicista e cantautrice. E poi Alessandra Panaro, indimenticabile diva dei film-commedia in bianco e nero poveri ma belli, qui insieme a un altro divo francese di tanto cinema italiano come Phlippe Leroy, in una coppia tutta scintille e fiamme di gelosia senile anche i ruoli maschili sono tutti all’altezza e tutti da scoprire alla visione del film. Le musiche sono eseguita sul palco dal gruppo di Stag, che ha curato la colonna sonora di tutto film.

di Riccardo Tavani

 

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